Cuneo fiscale, il viceministro Leo: “Da maggio il taglio raddoppia. Tuteliamo il potere d’acquisto delle famiglie”
Scatterà già dal mese di maggio l’ulteriore taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti con reddito medio-basso deciso dal governo in sede di Def. Ad annunciarlo è stato il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, spiegando che la misura, sulla quale sono stati stanziati 3 miliardi per i prossimi sette mesi del 2023, è «un intervento molto importante per tutelare il potere d’acquisto delle famiglie in una fase in cui l’inflazione resta ancora elevata». Insomma, «l’intervento sul cuneo è soprattutto una risposta al caro-vita».
Leo: «Da maggio raddoppia il taglio del cuneo fiscale»
Intervistato dal Corriere della Sera, Leo ha chiarito che con questo stanziamento, con il quale il governo ha deciso di destinare al mondo del lavoro i risparmi arrivati dal minore deficit, di fatto si raddoppia il taglio del cuneo fiscale già inserito nella legge di Bilancio. «Per dare un ordine di grandezza, è come se fossero messi a disposizione 5,14 miliardi su base annua. Un importo significativo, maggiore, in proporzione, rispetto a quello stanziato con la manovra per il 2023». Si tratta di «un intervento che, per altro, si muove nella direzione richiesta sia dai sindacati sia dalla Confindustria». Non solo, è anche «la prova dell’attenzione di questo governo verso il mondo del lavoro dipendente, che ci sta a cuore come quello del lavoro autonomo».
Il taglio del cuneo fiscale è «una risposta al caro-vita»
Il taglio del cuneo fiscale, ha chiarito ancora il viceministro, è principalmente una misura per dare risposte immediate alle difficoltà delle famiglie, mentre per cambiare «strutturalmente il sistema fiscale» il governo è impegnato su una riforma che mira a «ridurre il prelievo e migliorare i rapporti con i contribuenti», mantenendo salda la barra della «linea della cautela sugli equilibri di bilancio». «Del resto – ha ricordato Leo – la congiuntura resta incerta, mentre la spesa per interessi è destinata a salire fino a 100 miliardi nel 2026. Dobbiamo tenerne conto».
Il governo al lavoro sulla riforma del fisco
La riforma del fisco, dunque, procederà di pari passi con la valutazione delle concrete condizioni economiche che si verificheranno. «Intanto vediamo quale sarà il quadro a settembre, con la Nota di aggiornamento del Def», ha spiegato Leo, chiarendo che «comunque per le riforme faremo affidamento anche su coperture che verranno dalla revisione della spesa». «Per esempio, sul fronte fiscale, riordinando deduzioni e detrazioni. Anche se dovessero risultare confermati i margini stretti di manovra, la riforma partirà comunque. E poi – ha ricordato – c’è una parte di riforma fiscale che è davvero a “costo zero”. Ed è molto importante: la semplificazione delle procedure e quella dei rapporti tra Fisco e contribuente, che riguarda il contenzioso: misure che possono aumentare il gettito e contribuire al finanziamento della riforma stessa».
Il Pnrr? «Non è in crisi, c’è un negoziato con Bruxelles per la rimodulazione»
Infine, un passaggio sul Pnrr, che «non è in crisi». «C’è un negoziato con Bruxelles per ottenere una rimodulazione, ma siamo impegnati a centrare gli obiettivi previsti», ha concluso Leo.