Dal top al flop: Calenda e Renzi seppelliscono il Terzo polo. Il bipolarismo ha i decenni contati

13 Apr 2023 16:09 - di Valerio Falerni
Calenda

Tecnicamente non è un divorzio perché Azione e Italia Viva, in realtà, non si erano ancora sposati. È semmai la rottura di un fidanzamento, di interesse per altro. Servito a Carlo Calenda per scansare la raccolta delle firme per presentare le liste e utile, sull’altro fronte, a Matteo Renzi per tornare in Parlamento con un manipolo di pretoriani. Ora, però, “passata la festa gabbato lo santo“, cioè il Terzo polo, il progetto del partito riformista, liberalsocialista e centrista, sulle cui mirabilia aveva praticamente scommesso l’intero magazzino Grandi Firme in forza ai nostri giornaloni. Beh, è andata male: la dissoluzione del bipolarismo destra-sinistra è rinviata a data da destinarsi. Dal top al flop nel giro di pochi mesi.

Accuse reciproche tra Calenda e il leader di Iv

E ora c’è chi riduce il cocente fallimento a una storia di ego troppo smisurati per rinunciare ciascuno a qualcosa. Si vedrà. Al momento, c’è di certo che Calenda e Renzi se ne rimpallano la responsabilità. «Matteo non vuole sciogliere Iv», attacca il primo. E l’altro: «Una scelta unilaterale di Carlo. Il suo è un autogol clamoroso». Toni tutto sommati garbati rispetto agli insulti dei giorni scorsi, quando i renziani trattavano il leader di Azione alla stregua di un mentecatto e questi replicava accusandoli di badare più alle ragioni di cassa che a quelle della politica. Per Calenda, insomma, Renzi ha cercato di «fregarlo» non dando l’ok allo scioglimento di Iv.

La versione dei renziani

Renzi, invece, ha fatto lo screening delle ultime dichiarazioni dell’ex-alleato scorgendovi la volontà di minare l’accordo: dalle critiche per aver accettato la direzione del Riformista alla pretesa di impedire la celebrazione della Leopolda, passando per l’accusa di conflitto di interessi. La situazione è precipitata durante la riunione del Comitato politico di ieri. E qui, ovviamente, le ricostruzioni divergono.

E quella di Azione

Per gli italovivi «c’era accordo su tutto» tranne che sui soldi (Iv aveva proposto di dividere a metà tutte le spese) e sul “divieto di Leopolda“. E rinfacciano: «Ci siamo lasciati, dopo la riunione, con l’accordo di tenere bassi i toni e poi Calenda esce e spara a zero. Stamattina sui social lo stesso». Dal canto suo, Azione accusa Renzi di voler sciogliere Iv dopo e non prima del congresso solo per presentare un proprio candidato alternativo a Calenda. Il quale, manco a dirlo, sognava invece l’incoronazione. Manco fosse l’altro Carlo, quello d’Inghilterra.

 

 

 

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