I pentiti del comunismo, Moretti manda in estasi la stampa di sinistra: “Film perfetto, un sogno”

19 Apr 2023 10:06 - di Luca Maurelli

Basta leggere l’incipit di Repubblica per comprendere l’accoglienza riservata dai critici di sinistra all’ultimo film di Nanni Moretti, “Il sol dell’avvenire“, una storia ambientata negli anni Cinquanta tra i “compagni” spaesati per l’invasione dell’Ungheria da parte degli amici dell’Urss, su cui il regista immagina un Togliatti sofferto e una base non convinta della decisione. “Il sol dell’avvenire, da domani al cinema, ha un difetto: dura solo 95 minuti, e se ne vorrebbe di più. Perché non è solo ‘un film di Nanni Moretti’. È ‘il cinema di Nanni Moretti’. C’è una bella differenza….”. Standing ovation, in sala. Ma per ora riempita solo di critici, forse comunisti pentiti anche loro, e non solo dell’invasione in Ungheria.

Nanni Moretti e il film che corregge il comunismo cattivo

Può bastare l’incipit di Repubblica? No, c’è anche La Stampa in estasi. “E se la storia si facesse con i se? Se potessimo riscriverla? Se potesse farlo Ennio, giornalista dell’Unità, segretario della sezione del Pci al Quarticciolo a Roma, così come il regista Giovanni riscrive i titoli di giornale del 1956, per farli assomigliare a quel che il destino del Partito Comunista Italiano avrebbe potuto essere, e non è stato. Se solo dopo i fatti d’Ungheria fosse andato dietro ai dubbi di Di Vittorio, e non alla volontà di ferro di Palmiro Togliatti di non tradire la fedeltà all’Unione sovietica…”. Ed ancora, nel colonnino accanto al pezzo centrale: “Film politico? Sì, nel senso che ogni pellicola del cineasta romano può definirsi politica: ma soprattutto opera personalissima che ne porta in pieno la firma e trova i momenti di massima emozione nei vagabondaggi, in certe scene di abbandono di canto e danza alla musica; o in un solitario palleggio alla luce di un crepuscolare tramonto romano che, chissà, magari è un sole di riconciliazione…”. No, se si critica il comunismo non è un film politico…

I “compagni” che attendono il loro messìa

Piace, Nanni Moretti a sinistra piace sempre, anche dopo il flop del suo penultimo film, “Tre piani”, visto da pochi intimi al cinema nonostante l’effluvio di critiche positive. I “compagni di sempre” lo attendono in sala, pronti a tributargli un omaggio alla carriera: “Frse non è casuale che il soggetto del film nel film sia il tormento dei militanti comunisti di fronte all’invasione sovietica e all’ortodossia del Pci, quasi che Moretti si sia sentito come chi era stato obbligato a rientrare nei ranghi dell’ortodossia e non a seguire la passione che invece trionfa nell’utopico cartello che chiude il film. – scrive il Corriere – Lo ribadisce anche dal punto di vista del protagonista a cui il balletto e la sfilata finale non possono nascondere il suo doppio fallimento, quello umano di marito e quello professionale di regista: sui due fronti dovrà fare i conti con una inequivocabile sconfitta. Certo Moretti non è persona che si arrende facilmente, nel dialogo che instaura con lo spettatore dà prova di una caparbietà che non vuole accettare la sconfitta e da qualche parte un punto a suo favore lo segna (per esempio con la coppia di fidanzati riluttanti che guardano La dolce vita ) ma le ferree certezze di una volta sono tramontate da tempo. Senza però piangersi addosso o lasciarsi andare a inutili nostalgie: il sole che illumina l’avvenire, sembra dirci il film, continuerà a sorgere ma non potrà più nascondere le ferite che ci hanno e ci siamo fatti”.

 

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