Il consigliere della Schlein? Era l’uomo di fiducia della Boldrini: provò (invano) a renderla “simpatica”
Operazione-simpatia: fu ribattezzata così la strategia che nel 2019 lo staff di Laura Boldrini quando ad ogni uscita pubblica, tra gaffe e teorie astruse sul cambio dei nomi di genere, finiva nel mirino dell’opposizione. Sui social, per le come un po’ per tutti, si scatenavano gli “haters” con offese e improperi oggettivamente vergognose e deprecabili. Ed ecco che lo staff della Boldrini iniziò a far scattare le denunce, sul piano giudiziario, nei confronti di chi la offendeva sui social, sul piano politico contro chi, a suo avviso, istigava gli “odiatori”, Salvini in particolare. A guidare quella “reazione” boldriniana a un’immagine appannata, soprattutto a causa delle posizioni incomprensibili della Boldrini, c’era il suo spin doctor, Flavio Alivernini, lo stesso che oggi si occupa della comunicazione di Elly Schlein. Alivernini diede alle stampe anche un libro, la “Grande nemica”, nel quale difendeva a spada tratta l’ex presidente della Camera e la presentava come un’eroina della vera informazione e della politica coraggiosa contro haters e fake. Sorvoliamo sui risultati politici conseguenti, con la Boldrini costretta a raccattare un seggio col Pd per non restare a piedi, nei meandri della sinistra.
Sull’Espresso di questa settimana di Flavio Alivernini c’è un ritratto anche un po’ velenoso dell’ex delfino della Boldrini,, attuale spin doctor della Schlein.
Flavio Alivernini, dalla Schlein alla Boldrini
“Lui è il marziano della comunicazione dem (marziana è l’intera cerchia stretta della segretaria: Gaspare Righi, Igor Taruffi, Marta Bonafoni e gli altri. Tutti con cinque occhi e le antenne, a guardarli con gli occhiali dell’ortodossia), Alivernini dicevamo è l’uomo che si trova ora a gestire una macchina che ha conosciuto sì, ma da fuori – fra le altre cose un ufficio comunicazione di 12 persone e un sistema social quasi inesistente visto che ciascun segretario, almeno da Renzi in poi, si è portato dietro il proprio… Ecco dunque un altro di sinistra, ma extra Pd…”. Il settimanale ricorda che Alivernini segue Schlein da tre anni. “A palazzo c’è chi malignamente l’ha soprannominato Rocco, nel senso di Casalino, per vendicarsi per qualche confidenza negata, sapendo che appunto Alivernini è il contrario dell’ingombrante portavoce di Giuseppe Conte. Tanto quello plasmava nella sua cucina mediatica i ruoli dei Cinque Stelle dal capo in giù, quanto Alivernini se ne sta invisibile, discreto, coerente con la tecnica politico-mediatica di Schlein che è appunto all’opposto di quella pentastellata. Quella imponeva e virava, questa elude e sottrae”. Con la Schlein ha in comune il movimentismo. “La segretaria, come è noto, proclamava l’Occupy Pd (c’è in effetti riuscita). Il suo portavoce, a 20 anni, voleva occupare la biblioteca comunale di Palombara Sabina, il piccolo centro nella campagna romana in cui è cresciuto…”.