Il “Fatto” insiste, nuova vignetta e altro veleno. E Travaglio provoca: “C’è il Minculpop”
Dopo la vignetta ignobile contro Arianna Meloni, il Fatto raddoppia. Natangelo pubblica un altro disegno satirico che vorrebbe essere “riparatore”, ma che invece è un rilancio del veleno, un’insistenza quasi morbosa nel rivendicare il punto. Quella di giovedì ritraeva la moglie del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e sorella della premier, Arianna Meloni, a letto con una persona di colore che le chiedeva: «E tuo marito?». La risposta: «Tranquillo, sta tutto il giorno a combattere la sostituzione etnica». Il seguito – che con bella faccia tosta viene intitolato “Vignetta riparatoria” – vede nello stesso letto sempre Arianna e il ministro suo marito. Lui legge la Gazzetta dello Sport. Lei dice: «Preferivo la vignetta di prima». Lui risponde: «Come dici, cara?». E lei: «No, gnente, buonanotte Francé». Dunque, il Fatto giustifica oltre ogni ragionevolezza la cattiveria di una satira che mette in croce una donna, Arianna, che non è un personaggio pubblico. E tutti i moralisti chiamati a raccolta dal quotidiano di Travaglio, che difendono ad oltranza il diritto di satira contro il potere, dovrebbero spiegare cosa c’entri la sorella del premier con il potere da attaccare.
Il “Fatto” di Travaglio insiste con il fango: nuova vignetta di Natangelo
Dall’editoriale di Marco Travaglio in prima pagina si evince che la “riparazione” è una barzelletta. Il direttore parte facendo il verso al discorso con cui Mussolini annunciò l’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale. «Combattenti di terra, di mare, dell’aria; fondi neri della rivoluzione e dei condoni; fratelli e sorelle d’Italia, cognati dell’Impero di Melonia e del Regno di Lollobrigidia; ascoltate! Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra Patria. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori del Fatto Quotidiano. Scendiamo in campo contro la vignetta plutocratica e reazionaria di Natangelo! La parola d’ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti: vincere! E vinceremo». Un modo sarcastico e narcisistico di sottolineare gli attacchi ricevuti dopo la vignetta apparsa giovedì. Il Fatto contro il resto del mondo, un modo per passare da martiri del diritto di satira. Successivamente Travaglio spiega che sono gli “altri” che non hanno capito il senso del disegno di Natangelo: “Non perdo tempo a spiegare le barzellette”, ha detto sprezzante. “Questi non capiscono neanche i disegni”, ha concluso l’editoriale: “D’ora in poi solo vignette con le didascalie”. Per poi tentare di spiegare che l’oggetto del fumetto non era certo la sorella di Giorgia Meloni, ma suo marito.
Travaglio usa le parole di Mussolini: “Guerra contro il Fatto”
Il quotidiano di Travaglio prosegue, di fatto, la sua campagna di veleno ad oltranza. Il titolo dell’editoriale, “Je suis Lollò” è l’assist per un’intervista all’interno con Gérard Biard, caporedattore del giornale satirico Charlie Hebdo. Su Charlie Hebdo la pubblichereste quella vignetta?. “Ovvio. Ne pubblichiamo anche di più cattive e più esplicite sessualmente. Anzi, scommetterei che alcuni vignettisti di Charlie avrebbero disegnato la scena senza le lenzuola tirate sul letto”. E vorrebbe zittire i politici. “Facciano il loro lavoro. Questa è solo una cattiva scusa per mascherare un’inconfessabile voglia di censura comune alla classe politica, e da parte di tutti gli orientamenti politici, che è la cosa più grave”. Non c’è sessismo, secondo Biard. Al Fatto non pare vero poter titolare: “altro che sessismo, Meloni è un Mullah di regime”. Che richiama il titolo di prima: “Il nuovo Minculpop ha il terrore delle vignette”. Libero ha ragione nel commentare tutta la vicenda: “Sono fuori di testa”