L’ Fbi arresta 2 agenti cinesi: gestivano centri di polizia segreti a New York per intimidire i dissidenti
Anche negli Stati Uniti esplode il caso dei centri di polizia cinesi segreti che l’Fbi ha scoperto arrestando, oggi, due presunti agenti cinesi, coinvolti con operazioni illegali di polizia a Chinatown.
I procuratori federali hanno incriminato decine di altre persone accusate di lavorare per costringere al silenzio e molestare i dissidenti cinesi perfino all’interno degli Stati Uniti.
John Marzulli, portavoce del procuratore federale dell’Eastern district di New York, ha rivelato che i due arrestati compariranno oggi stesso di fronte ai giudici con l’accusa di aver gestito la stazione di polizia segreta, che è stata chiusa dopo che è stata condotta una perquisizione lo scorso autunno.
Si trovano, invece, tutti in Cina gli altri 34 incriminati che facevano parte di un programma del governo cinese teso a scovare ed intimidire i cinesi residenti negli Usa che criticano Pechino, con l’obiettivo di “influenzare la percezione globale della Cina”.
Gli agenti cinesi usavano i social media per postare propaganda filocinese e colpire “gli avversari”, compresi gli Stati Uniti e gli attivisti pro democrazia, sostiene ora il Dipartimento di Giustizia.
Secondo le indagini condotte dall’Fbi, gli agenti cinesi agivano direttamente seguendo le direttive del ministero della Pubblica sicurezza cinese e il loro compito era quello di creare account che sembrassero appartenere a cittadini americani.
Tra gli argomenti su cui postavano, non solo la politica estera Usa, la situazione ad Hong Kong, il Covid e la guerra in Ucraina, ma anche argomenti di politica interna americana come le proteste razziali dopo l’assassinio di George Floyd.
Non mancavano video e contenuti con esplicite minacce nei confronti degli attivisti pro democrazia cinesi che vivono negli Usa.
L’obiettivo era intimidire le persone per evitare che partecipassero a manifestazioni di protesta contro le politiche cinesi indette negli Stati Uniti.