La Russa “invita” Bergoglio in Parlamento: «Vorrei che il Papa venisse, sarebbe bellissimo»
Non è un invito formale, ma potrebbe diventarne l’anticipazione. Ignazio La Russa, intervenendo alla presentazione del libro di Pierferdinando Casini C’era una volta la politica (Piemme edizioni), ha parlato del suo desiderio di riportare un Papa in Parlamento, replicando quell’unicum che fu la visita di Giovanni Paolo II alla Camera, proprio quando sullo scranno più alto di Montecitorio sedeva Casini. “Sarei felice se l’attuale Papa potesse seguire le orme dell’unico Papa che è venuto in Parlamento che io ricordi. Sarebbe una cosa bellissima”, ha detto La Russa, ricordando che il libro di Casini si chiude proprio con l’auspicio che “i presidenti di Camera e Senato provino a riportare un Papa in Parlamento”.
La Russa: “Vorrei che il Papa venisse in Parlamento, sarebbe bellissimo”
“A me questa idea piace molto. Credo che con l’aiuto anche di Casini, che è stato il presidente della Camera che ha dato la parola al Papa, una possibilità del genere vada ripercorsa”, ha aggiunto La Russa, sottolineando che “l’aiuto di Casini in questo potrebbe essere essenziale”. Il presidente del Senato, inoltre, ha stigmatizzato le esternazioni di Pietro Orlandi su Wojtyla: “In questi giorni – ha detto il presidente del Senato – ho sentito cose che mi fanno rabbrividire su Giovanni Paolo II, farei un applauso alla memoria del Papa”.
L’invito a chi dice che la destra deve fare i contri col passato: “Leggere il libro di Casini”
Ma la presentazione del libro di e con Casini è stata anche l’occasione per soffermarsi sui principali temi dell’attualità, da Silvio Berlusconi ai migranti, passando per l’imminenza del 25 aprile. “A chi dice che la destra deve fare ancora i conti del passato dico di leggere il libro di Casini, che ricorda il ruolo di Fini e di Fiuggi e ne riprende alcune frasi delle tesi, in cui mettevamo assolutamente in chiaro il valore che aveva avuto la Resistenza nel ridare all’Italia libertà e democrazia”, ha detto La Russa, ricordando che “con Pinuccio Tatarella e i suoi giovani di avanguardia, eravamo io e Gasparri, ci battemmo per quelle tesi in maniera vittoriosa”.
Le polemiche su via Rasella e il riconoscimento di Casini a La Russa
“Certo – ha chiarito – in quelle tesi c’è poi anche una differenza sostanziale, che è inutile nascondere: che mentre il rispetto per la Costituzione è totale e assoluto, noi dicemmo che non tutta la Resistenza, partigiani bianchi e partigiani rossi, avevano avuto lo stesso obiettivo”. “Dicemmo che una parte della Resistenza, che pure era stata anch’essa importante per arrivare alla fase del dopoguerra, aveva probabilmente l’ambizione di dare all’Italia un governo che assomigliasse più all’Unione Sovietica. Ma era una verità storica, che inutilmente qualcuno ha cercato negli anni successivi di dimenticare”, ha proseguito La Russa, al quale Casini ha reso il merito di essersi “scusato dopo la polemica” su via Rasella. “Non è da poco per un uomo delle istituzioni avere anche l’umiltà di scusarsi. Questo fa parte di un passaggio di onestà politica molto importante”, ha detto Casini.
“Berlusconi è sempre Berlusconi. Quando decide una cosa nessuno può fermarlo”
Parlando di Berlusconi, La Russa ha sottolineato che “chi lo immagina in seconda fila non lo conosce: potrà avere un partito con più voti o meno voti, ma Berlusconi è sempre Berlusconi”. “Se decide che deve avere ancora un sacco di tempo per fare delle cose nella vita e in politica, non c’è nessuno che possa fermarlo”, ha proseguito, sottolineando che il leader azzurro “è già in una fase se non di guarigione, di superamento della fase più complicata, almeno così mi sembra, e ci auguriamo della malattia”. “Con gli alleati andiamo più d’accordo di quanto sembra”, ha poi aggiunto, ricordando che “qui c’è Licia (Ronzulli, ndr)” ed evidenziando che “all’interno del governo non c’è mai stata vera tensione. Certo si discute certe volte, ma – ha chiarito – mai vera tensione”.
“Sui migranti serve controllo, il tam tam ideologico ci danneggia”
Quanto ai migranti La Russa ha avvertito sul fatto che “è il tamtam ideologico che ci sta danneggiando. Il tamtam ‘andate in Italia che lì possiamo starci come vogliamo’ provoca un afflusso superiore a quello che possiamo permetterci”. “L’Italia – ha chiarito – ha bisogno di una sana immigrazione, ne hanno bisogno le aziende e anche la natalità. Il problema è che tipo di immigrazione”. “Il problema che noi abbiamo sempre sollevato non è di contrasto all’immigrazione ma di controllo, perché un’immigrazione non controllata non dà alcun vantaggio. Arrivano solo persone che non possono trovare lavoro”, ha detto ancora il presidente del Senato, evidenziando che “il tema dell’immigrazione si risolve eliminando l’aspetto ideologico. Se qualcuno, figlio di Marx, ancora pensa che i confini sono una gabbia, produce un tipo di immigrazione ingestibile”.
Schlein? “Brava, ma senza Meloni non l’avrebbero mai scelta”
Infine, un passaggio sui successi inanellati da Giorgia Meloni, specie nel campo delle relazioni internazionali. “Meloni non è più una leader attaccabile. È venuta meno con le sue scelte la possibilità di dipingere FdI e la presidente del Consiglio come una pericolosa anti-europea”, ha sottolineato La Russa, sottolineando che “i primi mesi di governo stanno dando ragione a Giorgia”. “Il miglior successo questo governo lo sta avendo nei rapporti internazionali: non c’è rapporto internazionale, bilateralismo, contatto internazionale che Giorgia ha avuto che non si sia realizzato con un successo. Esattamente l’opposto – ha ricordato La Russa – di chi pensava che i mercati sarebbero crollati, che in Italia qualcuno non le avrebbe stretto la mano, che l’Italia sarebbe stata emarginata”. E Schlein? “Lei è brava, è una che crede ai suoi valori, che sono i più lontani dai miei, ma se non ci fosse stata Giorgia Meloni non l’avrebbero mai scelta”.