La Schlein “scappa” tre volte in poche ore: l’imbarazzante strategia dell’Aventino
Elly Schlein fugge tre volte. Alla Camera e Senato sulle magistrature speciali, in commissione Giustizia in polemica contro Delmastro. Dopo la bagarre per il Def la segretaria sfodera una tattica imbarazzante: ora e sempre Aventino. Tre abbandoni dell’aula in poche ore. È la stessa Schlein a rivendicare la strategia. “Quella di oggi – dichiara la segretaria Pd – è una giornata di forzature da parte della maggioranza e noi andremo avanti a ricordare quali sono le prerogative dell’opposizione”. Chissà se Repubblica loderà questo principio dell’assenza che è anche presenza, come si avventurò in passato, allorquando la segretaria andò iin vacanza a riposarsi eb sparì dalla circolazione.
La strategia dell’Aventino: Schlein scappa tre volte dall’aula
Schlein parla in Transatlantico della votazione sulle magistrature speciali. La leader dem ha sottolineato che il Pd anche oggi non parteciperà al voto a causa del mancato accordo sui membri spettanti all’opposizione; e sul rispetto della parità di genere. Pochi minuti prima ricordiamo- i suoi deputati avevano lasciato l’Aula quando l’esponente FdI Tommaso Foti aveva attaccato le opposizioni per le assenze alla votazione del Def. Durante la discussione è stato lo stesso capogruppo di FdI alla Camera a rispedire al mittente le accuse e a fare riferimento al terzo abbandono tattico del Pd. “Chi ci viene a dare lezioni di istituzioni guarda caso proprio ieri ha scelto l’Aventino in commissione Giustizia. Solo perché si era presentato il sottosegretario Delmastro nel pieno delle sue funzioni”, ha dichiarato nel suo intervento. Le opposizioni escono dall’aula nel momento in cui il sottosegretario entra.
Schlein e la frattura col M5S
Su questa linea aventiniana il Pd della Schlein non ha partecipato al voto per l’elezione dei componenti dei Consigli di Presidenza della Giustizia amministrativa; della Corte dei Conti e della Giustizia tributaria. “Non parteciperemo e ci auguriamo che questa scelta sia condivisa anche dalle altre forze di opposizione”, dice la capogruppo dem Chiara Braga. Invece accade il contrario, la frattura col M5S. “Rispettiamo e prendiamo atto della scelta del Pd di non partecipare al voto per l’elezione dei membri laici dei Consigli di presidenza della Giustizia Amministrativa, tributaria e della Corte dei conti. Ma non condividiamo questa reazione del Pd: se tutte le forze politiche di minoranza avessero abbandonato la votazione in Aula, non avrebbero fatto altro che lasciare alla maggioranza la totalità della rappresentanza laica negli organi di autogoverno. Con il risultato di compromettere irrimediabilmente le essenziali funzioni di vigilanza e controllo che debbono esercitare le opposizioni”.