L’agricoltura italiana punta alle Tea: disegno di legge FdI sulle tecniche di miglioramento genetico
La scommessa è quella di “produrre di più con meno“ e di non far più trovare l’agricoltura italiana impreparata né di fronte al rischio dei rincari delle materie prime e dei costi di produzione – come la guerra russo-ucraina ha inevitabilmente messo in evidenza – né di fronte a questioni ambientali come la siccità, che possono essere affrontate con uno spirito pragmatico e, al contempo, visionario ricorrendo alle cosiddette Tea, le Tecniche di Evoluzione Assistita, l’editing genomico per ottenere caratteristiche migliori e più performanti nelle piante.
Da questo punto di vista, il disegno di legge dei senatori di Fratelli d’Italia, Luca De Carlo, presidente della Commissione Agricoltura del Senato, e Maria Nocco, punta a imprimere una vera svolta all’agricoltura italiana costretta a combattere oggi non solo con le difficoltà ambientali e climatiche ma anche e soprattutto con l’approccio ideologico di un’Europa che parla genericamente di Green Deal e di strategie “farm to fork“ ma, poi, non è capace di tradurre questi concetti se non nelle aperture verso la produzione di farina di insetti e altre follie.
Fratelli d’Italia, viceversa intende assumere – ed ha trovato in Parlamento una condivisione pressoché unanime – un’iniziativa nazionale, bruciando l’Europa sui tempi, “per consentire l’avvio della sperimentazione in campo degli organismi ottenuti con tecniche di editing genomico“.
Ma come funzionano queste tecniche sbrigativamente assimilate, anni fa, dall’Europa – che ora ha fatto marcia indietro – agli Ogm? Diversamente dagli organismi geneticamente modificati, che utilizzano Dna di altri organismi, nelle Tea viene utilizzato il Dna della stessa pianta senza introdurre Dna esterni.
L’obiettivo, come detto, è quello di migliorare le caratteristiche per fronteggiare, ad esempio, gli eventi estremi, la siccità, l’insufficienza idrica e gli stress termici migliorando le rese ma anche rendendo, grazie al miglioramento genetico, le piante più resistenti ai parassiti, meno bisognose di prodotti fitosanitari e più capaci di sfruttare gli elementi fertilizzanti presenti nei suoli, rispondendo così alle richieste di coltivazioni ambientalmente sostenibili ed economicamente più vantaggiose e fornendo agli agricoltori le opzioni necessarie per stare sul mercato in maniera responsabile e rispettosa dell’ambiente.
Attualmente c’è il divieto di sperimentare in campo aperto quello che è già stato fatto, con grande successo e risultati eccezionali, dai laboratori del Crea, il Centro Ricerche in Agricoltura. Il disegno di legge di Luca De Carlo e Maria Nocco punta proprio a superare questo divieto.
“L’Editing genomico – ricordano De Carlo e Nocco – è un intervento di precisione che consente la correzione mirata di una sequenza di Dna, attraverso proteine della classe delle nucleasi, la cui funzione può essere paragonata a quella di una forbice capace di ‘tagliare’ il Dna nel punto desiderato“.
Furono le ricercatrici Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna, per questo premiate nel 2020 Premio Nobel per la chimica, a scoprire, nel 2012, la tecnica di editing genomico più nota che utilizza la proteina Cs9.
Molta acqua è passata sotto i ponti, sono trascorsi 11 anni, “ma – ricordano i senatori di Fratelli d’Italia – se la scienza ha fatto straordinari progressi nella tecnica genomica nel costante rispetto delle caratteristiche della specie interessata, la legislazione è rimasta la stessa di oltre vent’anni fa“.
Di qui la decisione di portare avanti il disegno di legge sulle Tea che ora è in esame alla Commissione Agricoltura.
La stessa Europa è in ritardo e si trova anche parecchio impreparata e pasticciona da questo punto di vista: nell’estate del 2018 una celebre e sconclusionata sentenza della Corte di giustizia dell’Unione Europea equiparò sbrigativamente, come detto in precedenza, le piante trattate con le Tea alle piante Ogm poiché non esisteva, in effetti, una “legislazione europea aggiornata“.
Nel 2021 gli euroburocrati si resero conto del pasticcio che avevano combinato bloccando, di fatto, la ricerca sulle Tea e fecero retromarcia, anche grazie “ai risultati di uno studio approfondito sulle nuove tecniche genomiche“.
Qualche mese dopo l’Esecutivo comunitario cercò di mettere riparo al pastrocchio. E invitò, quindi, il Parlamento europeo “a predisporre una disciplina specifica per le nuove tecniche, non più equiparabili, come afferma la stessa Commissione europea, agli Ogm“.
“E’ necessario investire in queste tecniche perché non fanno altro che accelerare ciò che avverrebbe in natura, selezionando quelle piante che meglio si adattano al cambiamento climatico e apportando, inoltre, benefici alla sostenibilità dell’ambiente – dice De Carlo presentando in conferenza stampa il disegno di legge ‘Tea e crediti di carbonio agroforestali, due esempi di agricoltura sostenibile“. – Si utilizzeranno, infatti, meno acqua e meno fitofarmaci, in un momento in cui l’Europa chiede di ridurne l’utilizzo e la siccità è una vera emergenza. Ed è fondamentale chiarire che non si tratta di Ogm, anche se la disciplina europea, ancora non rivede la norma, e nonostante le Tea siano nate nel 2012, quindi anni dopo quella legge”.
“Mentre l’istituzione del Registro pubblico dei crediti di carbonio del settore agroforestale nazionale consentirà di calcolare in modo scientifico e ufficiale l’ammontare dei singoli crediti detenuti da ciascun titolare di attività forestale o agricola, tali da potere essere monetizzati e garantire ai territori più svantaggiati nuove risorse che consentano l’erogazione dei servizi pubblici in aree altrimenti destinate allo spopolamento. Insomma, due esempi concreti di agricoltura sostenibile che è nostro dovere sperimentare”, conclude De Carlo.
“Il risultato ottenuto sui crediti di carbonio grazie alla collaborazione di tutti ci mette nella condizione di essere all’avanguardia in Europa. – dice il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida durante la conferenza stampa. – Seppure implicitamente già inserita nella normativa europea, noi su questo siamo un passo avanti all’Europa ed è motivo di orgoglio. Grazie alla sua storia e al suo modello di sviluppo, l’Italia può essere all’avanguardia su molto altro”.