Liceo del made in Italy, Ricolfi: idea che piace perché può frenare la corsa verso le lauree deboli
La sinistra non ha mancato di ironizzare sull’idea di un liceo del made in Italy di cui Giorgia Meloni ha parlato a Vinitaly. Non si tratta in realtà di una proposta nuova – e della quale ancora non si conoscono tutti i dettagli – ma di un’idea lanciata alla Conferenza programmatica di Milano di FdI che si svolse un anno fa.
Si trattava, fu spiegato in quell’occasione, di una riforma che avrebbe investito gli istituti tecnici e professionali considerati poco formativi per impostare i programmi sulle nuove esigenze del mercato in ambito turistico, enogastronomico, della moda e dell’ecologia. Si tratta di formare “ambasciatori” delle eccellenze italiane nel mondo. In occasione della conferenza di Milano il professor Luca Ricolfi, che intervenne nel dibattito, promosse l’idea del liceo made in Italy.
Osservò che a suo avviso dopo 40 anni di riforme progressiste la qualità del sistema scolastico in Italia si è notevolmente abbassata. Un liceo del made in Italy – disse – era un’idea apprezzabile per frenare il ricorso dei giovani alle cosiddette lauree deboli.
Anche l’associazione nazionale presidi approva il liceo del made in Italy: “Secondo me – dice il presidente Antonello Giannelli – è un tentativo di far fronte alla crisi d’iscrizione di alcuni istituti tecnici, quello agrario in particolare, che però nell’economia del nostro paese sarebbe molto importante. E’ un fatto che sempre più famiglie mandano i figli al ‘liceo’ perché tendenzialmente nella parola liceo trovano qualcosa di significativo e penso che proprio per questo la premier abbia deciso di chiamarlo liceo e di mettere dentro dei contenuti avanzati per quanto riguarda lo sviluppo dell’imprenditoria e del lavoro attinente al Made in Italy”.
“Meglio un corso formativo in più che uno in meno perché dà più possibilità ai ragazzi di scegliere – ha aggiunto Giannelli – il punto è di far sì che sia una scuola che colga l’esigenza dei ragazzi oltre che naturalmente una richiesta del mercato. Ci sarebbe molto da fare nel settore agricolo in Italia perché la nostra agricoltura è rimasta un po’ al palo. Non si avvale sempre di tutte quelle tecnologie e di quel progresso come fanno invece in altre nazioni. Credo sia necessario fare in modo che l’agricoltura non sia più un lavoro o un’economia povera ma diventi un lavoro d’avaguardia, ad alta tecnologia e noi ne trarremmo grande giovamento come paese”.