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Lucarelli condannata per diffamazione. L’ira di Selvaggia: “Per uno stupro si paga di meno”

Lucarelli condannata per diffamazione. L’ira di Selvaggia: “Per uno stupro si paga di meno”

Cronaca - di Penelope Corrado - 27 Aprile 2023 - AGGIORNATO 27 Aprile 2023 alle 17:12

Selvaggia Lucarelli è stata condannata per diffamazione nei confronti della giornalista Sandra Amurri. La Lucarelli aveva scritto alcune frasi offensive su Facebook nei confronti della Amurri, che ha portato l’influencer e giudice di Ballando con le stelle in tribunale.

Lucarelli condannata: la sentenza andrà su Repubblica e Corriere

A dare la notizia è stata la stessa Amurri con un post su Facebook: “Mentre lei, a seguire della chiusura di “Non è l’arena” ha twittato la falsa informazione che nelle redazioni si rincorre la notizia che ci sarebbero state le forze dell’ordine in casa di Massimo Giletti, nonché in alcuni uffici amministrativi. Io posso dire che la notizia che la riguarda è vera: è stata condannata per avermi diffamata sui social definendomi “licenziata livorosa, una che è stata zitta finché pagata” e divenuta coraggiosa solo dopo essere stata “mandata via”.

La vicenda era iniziata tre anni fa in un botta e risposta sui Social ed era andata avanti con repliche e controrepliche e al veleno fino a finire in tribunale. Ieri la sentenza di condanna per la Lucarelli, che è stata costretta a commentare la notizia rispondendo a Dagospia.

«Rispetto la sentenza ma naturalmente ricordo che è un primo grado e che ricorrerò in appello. Mi sembra però importante far notare che si tratta di un precedente credo preoccupante e senza eguali, visto che un giudice non togato ha considerato il danno generato da un commento su Facebook da liquidarsi con una cifra più alta di quella che viene spesso liquidata per violenza sessuale. Un commento, per giunta, in risposta a un’offesa della signora Amurri».

Condannata a un risarcimento danni pesantissimo. L’ira di Selvaggia: neanche gli stupratori…

Tutto era partito da un articolo con cui la Amurri aveva commentato un articolo della Lucarelli sul quotidiano diretto da Marco Travaglio. «Satira convergente da “Novella 3000”. Trionfo dell’eleganza! Povero il “mio” ex giornale!» aveva commentato in un post. La replica della Lucarelli non si era fatta attendere ed era stata particolarmente velenosa: «I licenziati livorosi, che triste categoria. Peggio però sono quelli che fingono di non capire una battuta e strumentalizzano il femminismo e la solidarietà femminile per attaccare qualcuno (la Mannoia che è parecchio più intelligente di te l’ha capita senz’altro). Peggio ancora sono quelli che se ne stanno zitti finché prendono il loro stipendio in un giornale, poi quando vengono mandati via si scoprono improvvisamente coraggiosi e sputano veleno su ex colleghi. Amurri, fatti una vita».

Era quindi arrivata la contro-replica incendiaria della Amurri: «Selvaggia Lucarelli ciò che scrivi, nel tono e nella sostanza ti racconta perfettamente. Per tua informazione io non sono stata licenziata, me ne sono andata da un giornale che esiste, anche grazie a me e permette a te di scrivere ciò che scrivi. Ma non rivelerò altro perché, a differenza di te, il mio stile mi vieta di pubblicare messaggi ed email, compresi quelli che invii tu su chi ti paga. Sappi che di ciò che hai scritto qui, essendo totalmente falso e diffamatorio, ne risponderai nelle sedi competenti, così avrò il piacere di conoscere le tue autorevoli” fonti”». Fonti che, evidentemente secondo il giudice di Fermo, non erano poi così autorevoli.

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di Penelope Corrado - 27 Aprile 2023