Maria Elena Boschi: «Calenda voleva essere incoronato, ma di “re Carlo” ce n’è già uno a Londra»

14 Apr 2023 11:47 - di Gianluca Corrente
maria elena boschi

Nell’arena del Terzo Polo anche Maria Elena Boschi irrompe, con tanto di elmo, scudo e lancia, come gli antichi gladiatori. Prima a Porta a Porta, poi ad Agorà, sferra attacchi non da poco a Carlo Calenda. E subito puntualizza: «Non abbiamo mai chiesto un euro ad Azione, mentre abbiamo sempre contribuito per la metà alle spese comuni. Avevamo chiesto di continuare così».  La rottura nel Terzo Polo «dispiace perché ci abbiamo creduto fino alla fine. Renzi con molta generosità ha fatto il passo indietro richiesto. Abbiamo messo in discussione anche l’esistenza stessa di IV accettando di scioglierla a ottobre dopo un congresso vero».

Maria Elena Boschi: è inaccettabile il “prendere o lasciare”

«Calenda secondo me si è spaventato all’idea che non fosse incoronato leader per acclamazione e ha cambiato idea. Ma se ci ha ripensato poteva dirlo senza cercare scuse. Ci ha chiesto di non fare più la Leopolda. Ma non ha senso rinunciare a un laboratorio politico aperto e plurale. È difficile stare in un partito se le condizioni sono “prendere o lasciare”…».

«Calenda si aspettava l’incoronazione»

«La verità è che Calenda ha scelto di non fare più il partito unico perché ha avuto paura di affrontare un congresso vero, aperto e inclusivo. Noi abbiamo chiesto di fare un partito davvero aperto che non fosse la somma di Azione e Italia Viva. Ma come può nascere un partito che sia democratico senza il confronto dal basso?», incalza Maria Elena Boschi. «L’alternativa ai congressi territoriali sono le nomine dall’alto. E forse Calenda si aspettava un’incoronazione. Ma di Carlo incoronato ce ne sarà uno solo a Londra il 6 maggio».

«Le critiche di Calenda al Riformista sono un alibi»

La scelta di Andrea Ruggieri direttore responsabile del Riformista «è stata quella di dare evidenza anche all’esterno che il progetto del Riformista non è il progetto del Terzo Polo. La scelta del direttore responsabile che viene da un’altra storia politica va nella direzione del pluralismo. Trovo più curioso che Calenda nelle prime 48 ore successive alla notizia di Renzi direttore del Riformista fosse pubblicamente entusiasta. Poi è tornato dalla Pasqua e ha iniziato ad attaccare Renzi. Forse a un certo punto Calenda ha deciso che il progetto politico del partito comune con noi era finito. E ha dovuto trovare degli alibi per scaricare su di noi la responsabilità».

L’ennesimo affondo di Maria Elena Boschi

«Si è scelta nel Pd una linea politica che è molto spostata a sinistra. E spazio per i riformisti non ce n’è. Questo apre uno spazio per alternative politiche riformiste che lì forse non trovano più spazio», continua. «Siamo stati lasciati sull’altare da Calenda. Lo dico con dispiacere che sia finita l’esperienza del partito unico tra Azione e Italia Viva. È un progetto a cui abbiamo creduto, sino alla fine. E ci abbiamo provato fino alle ultime ore, nonostante i toni polemici partiti dal nulla di Calenda e Azione. Ci dispiace che l’esito sia stato questo. Ma ora ci rimbocchiamo le maniche e ripartiamo da Italia Viva».

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