Migranti, Foti: “La sinistra ascolti Mattarella, invece di boicottarci. Le storture vanno abolite”
Una norma allargata a dismisura fino a farla diventare un «passepartout» con il quale ogni migrante, anche senza averne i requisiti, poteva rimanere in Italia. È il capogruppo di FdI, Tommaso Foti, a ribadire perché l’abolizione della protezione speciale è un passo necessario nel percorso di ripristino della legalità nella gestione dei flussi di migranti. Un percorso di rigore e revisione delle regole che va di pari passo con il piano di cooperazione con l’Africa e nel quale l’Italia non può più essere lasciata sola, come sottolineato anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Foti: «Nello status quo ci rimettono i migranti che avrebbero diritto e i ceti popolari»
Intervistato da Libero, Foti ha sottolineato come le parole di Mattarella sulla necessità di superare a livello europeo norme «ormai preistoriche» incontrino una «posizione storica per il centrodestra: l’Italia non può affrontare da sola l’emergenza». Ricordando che ormai, grazie alla fermezza del governo, Bruxelles sta facendo «passi in avanti», Foti si è quindi rivolto alle opposizioni italiane, auspicando che «prendano atto della situazione e che sostengano l’Italia, non il governo, in Europa per ribaltare lo status quo che va a colpire tanto i migranti che avrebbero davvero diritto, e che si vedono scavalcati dall’arbitrio dei trafficanti, quanto i ceti popolari che subiscono l’immigrazione senza regole».
«Invece di boicottare il governo, le opposizioni ascoltino Mattarella»
«Invece di contestare lo stato di emergenza e di mettere in difficoltà tanti cittadini, con l’unico obiettivo di boicottare l’azione del governo, riflettano sulle parole autorevolmente espresse dal Presidente Sergio Mattarella», ha detto poi rivolgendosi a sindaci e governatori Pd “disobbedienti”. Foti, quindi, nel colloquio con Antonio Rapisarda, che firma l’intervista, si è soffermato sulla protezione speciale, la cui riduzione «è scritta nel programma di governo», trattandosi di una anomalia «che abbiamo sempre denunciato». «Il motivo è semplice: si tratta di una protezione ulteriore rispetto a ciò che accade in Europa. Non vi è dunque una ragione di diritto – ha chiarito l’esponente di FdI – per la quale l’Italia debba discostarsi dalle altre nazioni che non riconoscono questo tipo di protezione. Le forze di maggioranza, ci mancherebbe, remano nella stessa direzione: lo conferma l’emendamento che è stato sottoscritto dai capigruppo in commissione Affari costituzionali al Senato».
La protezione speciale? «Una specie di passepartout per rimanere in Italia»
«L’obiettivo – ha aggiunto – è cancellare quelle norme permissive ereditate dai precedenti governi» e le cui «maglie sono state allargate per far sì che diventasse una specie di passepartout: perché laddove un migrante non poteva avere diritto alla protezione internazionale avesse un ombrello diverso con il quale poter rimanere in Italia. Eliminare queste storture è un atto dovuto. Non è una vittoria del centrodestra, ma degli italiani».
Foti: «Serve il Piano Mattei per l’Africa, ma io lo chiamerei Piano Meloni»
E se una stretta sugli ingressi è necessaria e inevitabile, l’obiettivo a monte resta quello di ridurre le partenze. Puntando su una autentica collaborazione con l’Africa, che «ha bisogno di investimenti mirati, non di mance» e tanto meno di quella «politica predatoria, che in alcuni frangenti ha caratterizzato l’approccio di molti Paesi europei». È il meccanismo del Piano Mattei, che Foti però chiamerebbe «piano Meloni». «La sua missione nel Corno d’Africa – ha sottolineato – ha dimostrato il ritorno del protagonismo italiano nel Mediterraneo “allargato” dove ci si pone diversi obiettivi strategici: dall’energia alla cooperazione paritetica», per «evitare l’effetto nefasto di un’Africa costretta a una perenne “adolescenza economica”, con tutto ciò che ne consegue in termini di sommovimenti e polveriere». Si tratta di una visione strategica, in cui «l’Italia è avanguardia» e che dovrebbe adottare anche l’Europa. Anche in un’ottica geopolitica di contrasto alle mire monopoliste di Cina e Russia sulle «risorse strategiche» del Continente.