Migranti, la svolta del governo: mezzi e poteri straordinari, stato d’emergenza per 6 mesi
Su proposta del ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci, il governo ha deliberato lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale a seguito dell’eccezionale incremento dei flussi di persone migranti attraverso le rotte del Mediterraneo.
Per il governo l’afflusso di migranti va gestito con mezzi eccezionali
Lo stato di emergenza, sostenuto da un primo finanziamento di cinque milioni di euro, avrà la durata di 6 mesi. «Abbiamo aderito volentieri alla richiesta del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ben consapevoli – ha detto Musumeci – della gravità di un fenomeno che registra un aumento del 300 per cento. Sia chiaro, non si risolve il problema, la cui soluzione è legata solo ad un intervento consapevole e responsabile dell’Unione europea».
Occhiuto: “Lo stato di emergenza velocizzerà l’iter di alcune procedure”
La misura del governo è giudicata «positivamente» dal presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto: «È giusto che il ministero dell’Interno e le istituzioni possano avere poteri speciali – dice Occhiuto – per affrontare e gestire un fenomeno complesso, destinato a non esaurirsi nel breve periodo e che sta mettendo a dura prova alcune Regioni del Sud, come la Calabria».
Il governatore della Calabria ricorda che «dopo la tragedia di Steccato di Cutro», ha avuto modo di confrontarsi «con i ministri competenti, a partire dal ministro Piantedosi, in merito alle difficoltà oggettive che riscontrano i Comuni calabresi meta di migliaia di arrivi irregolari. Penso al caso più eclatante – prosegue Occhiuto – quello di Roccella Jonica, Comune in prima linea nell’accoglienza di flussi migratori di enormi dimensioni. Lo stato di emergenza consentirà a tutte le strutture dello Stato di velocizzare l’iter di alcune procedure necessarie per avere a disposizione gli strumenti indispensabili a garantire sempre e in modo strutturale la prima accoglienza per i migranti che arrivano nel nostro Paese, e dunque nella nostra Regione».
Nel corso del Consiglio dei Ministri, è stato approvato il Documento di Economia e Finanza. «Il Def punta a ridurre gradualmente, ma in misura rilevante e sostenuta nel tempo, il deficit e il debito della Pa in rapporto al Pil. Coerentemente con questo obiettivo, il governo conferma gli obiettivi di indebitamento netto presenti nel Documento dello scorso novembre: 4,5% nel 2023, 3,7% nel 2024, 3,0% nel 2025, fino al 2,5% nel 2026». Così il Mef, in una nota relativa al Def 2023.
Nel Def 3 miliardi di deficit per il taglio del cuneo fiscale
«A fronte di una stima di deficit tendenziale per l’anno in corso pari al 4,35% del Pil, il mantenimento dell’obiettivo di deficit esistente (4,5%) permetterà di introdurre, con un provvedimento di prossima attuazione, un taglio dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi di oltre 3 miliardi a valere sull’anno in corso». Lo annuncia il Mef nel comunicato che fa seguito all’approvazione del Def in Cdm. «Ciò sosterrà il potere d’acquisto delle famiglie» e allo stesso tempo, spiega il ministero, «contribuirà alla moderazione della crescita salariale» contro «una pericolosa spirale salari-prezzi».
Sangiuliano spiega il ddl del governo contro gli atti vandalici
Il consiglio dei ministri ha anche approvato il disegno di legge proposto dal ministro Sangiuliano che punisce gli autori di atti vandalici contro monumenti e opere d’arte. «Secondo i dati che mi sono stati forniti dalla Soprintendenza Speciale di Roma, il ripristino della facciata del Senato è costato 40.000 euro», ha dichiarato Sangiuliano a margine del Cdm. «Ebbene, chi danneggia deve pagare in prima persona. A seconda della gravità della fattispecie, si va da un minimo di 10.000 ad un massimo di 60.000 euro. Tali somme si aggiungono a quelle cui verranno eventualmente condannati a pagare i trasgressori in sede penale o civile. Si tratta, infatti – ha concluso il ministro della Cultura – di sanzioni amministrative immediatamente irrogabili dal prefetto del luogo dove il fatto e’ commesso, sulla base delle denunce dei pubblici ufficiali».