Omicidio Attanasio, 6 ergastoli per gli imputati. L’accusa aveva chiesto la pena di morte
Sei condanne all’ergastolo nella Repubblica democratica del Congo per la morte in un’imboscata, il 22 febbraio di due anni fa, dell’ambasciatore Luca Attanasio. Del carabiniere Vittorio Iacovacci e del loro autista Mustapha Milambo in un agguato nel nord Kivu.
Attanasio, condannati all’ergastolo i 6 imputati
Lo riferiscono i media locali. Secondo i quali il processo a Kinshasa contro i sei imputati, uno dei quali latitante, era iniziato il 12 ottobre scorso. L’accusa è di “omicidio, associazione a delinquere, detenzione illegale di armi e munizioni da guerra”. La procura militare di Kinshasa aveva chiesto la pena di morte. Anche se in Congo vige una moratoria di fatto che vede commutare le sentenze capitali in ergastolo.
La procura militare aveva chiesto l’ergastolo
La difesa aveva chiesto invece un’assoluzione per non aver commesso il fatto. O almeno per dubbi sulla responsabilità degli accusati. Alla sbarra solo cinque imputati mentre un sesto, il capobanda, è latitante. Arrestati nel gennaio dell’anno scorso, dopo iniziali ammissioni si erano poi dichiarati innocenti. Sostenendo di essere stati spinti a confessare con la violenza. Tesi negata dall’accusa. L’Italia, quale parte civile e fortemente contrario alle esecuzioni, aveva chiesto che venisse inflitta direttamente una giusta pena detentiva. Il Congo conferma la linea dura.
La sentenza è appellabile
La sentenza è appellabile. Il 43enne Attanasio, il carabiniere Iacovacci e l’autista Milambo erano stati feriti a morte da colpi di arma da fuoco. Durante un’imboscata a un convoglio del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Pam). Con cui l’ambasciatore, il carabiniere e l’autista viaggiavano nella provincia di Kivu Nord. Area ad alto rischio da tre decenni per la presenza di decine di milizie.
Componenti di una banda criminale
Processati per omicidio, associazione a delinquere e detenzione illegale di armi e munizioni da guerra, i sei congolesi durante le udienze erano stati descritti dall’accusa come componenti di una “banda criminale”. Dedita alle rapine di strada. E che voleva rapire l’ambasciatore a scopo di riscatto ma che poi l’aveva ucciso assieme ai due suoi collaboratori.