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Paestum

Paestum, ritrovamenti straordinari nel tempio greco. Si riscrive la storia della città

Cronaca - di Angelica Orlandi - 15 Aprile 2023 - AGGIORNATO 15 Aprile 2023 alle 20:40

Clamorose notizie dal Parco Archeologico di Paestum e Velia. Grandi le sorprese, infatti, arrivano dagli scavi per riportare alla luce il tempio greco rinvenuto nel 2019 lungo le mura ovest della città antica. E queste numerose scoperte stanno cambiando la storia conosciuta dell’antica Poseidonia. Grazie al tempio dorico con il basamento in pietra e la cella che ospitava la statua della divinità; le decorazioni in terracotta dipinta del tetto; con i gocciolatoi a forma di leone, una straordinaria gorgone, una commovente Afrodite. Ma anche sette stupefacenti teste di toro; l’altare con la pietra scanalata per raccogliere i liquidi dei sacrifici e centinaia di ex voto: tra cui spiccano le immagini di Eros a cavallo di un delfino, che la fantasia potrebbe rimandare al mitico Poseidon; il dio che ha dato il nome alla città. “Uno scavo unico, – commenta la direttrice del parco archeologico Tiziana D’Angelo, – che potrà cambiare la storia conosciuta dell’antica Poseidonia”.

Paestum, Sangiuliano: “Ritrovamenti archeologici straordinari”

Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, saluta con entusiasmo questo nuovo explit: “Il ritrovamento di centinaia di ex voto, statue e altari nel tempietto di Paestum conferma lo straordinario valore di questo sito. E le sue grandi potenzialità sulle quali stiamo lavorando. Poco più di un mese fa mi sono recato a Paestum proprio per verificare lo stato del Parco archeologico. E capire tutto quello che si può fare. Anche in termini di finanziamenti, per rafforzare le attività di conservazione e di sviluppo dell’area. Ogni scavo che riporta alla luce le testimonianze storiche del passato dimostra l’immensa ricchezza del patrimonio archeologico della nostra nazione di cui c’è ancora molto da scoprire”.

Nuove scoperte nel tempietto di Paestum

Il basamento in pietra con gradini d’accesso e delimitazione della cella per la divinità, le decorazioni in terracotta colorata del tetto con i gocciolatoi a forma di leone, una straordinaria gorgone, una commovente Afrodite. Straordinaria, dunque, la distesa di oggetti ritrovati nello spazio che separa il fronte dell’edificio dall’altare, eretto come di regola all’esterno. Il Tgcom fa un ampio resoconto dei ritrovamenti:  statuette in terracotta con i volti degli offerenti o quelli delle divinità, addirittura 15 quelle con il piccolo eros a cavallo del delfino, templi e altari in miniatura. Piccoli capolavori di artigianato che si aggiungono alle sette teste di toro ritrovate intorno all’altare, forse “oggetti di scena” a disposizione di chi amministrava il culto. E che sembrano essere stati poggiati in terra con devozione, “come in un rito di chiusura”, ragiona D’Angelo, messo in atto quando il santuario, che pure continuò ad essere frequentato anche in epoca lucana e poi dal 273 a.C. con l’arrivo dei romani, cadde in disuso.

Ribaltamento di prospettiva

“E’ il più piccolo tempio periptero dorico che conosciamo prima dell’età ellenistica, il primo edificio che a Paestum esprime pienamente il canone dorico”, spiega Gabriel Zuchtriegel, l’ex direttore di Paestum. “Quasi un modello in piccolo del grande tempio di Nettuno”, che allora appunto doveva essere in costruzione: “una sorta di missing link tra il VI e il V secolo a.C.”. Molto importante, quindi, anche perché in qualche modo dimostra l’autonomia artistica e culturale della comunità e sconfessa chi ha sempre creduto che nelle colonie ci si limitasse a copiare le produzioni della madrepatria.

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di Angelica Orlandi - 15 Aprile 2023