Pnrr, Foti: “Dimostreremo all’Ue che l’Italia ce la fa. Chi gioca contro fa il male degli italiani”

24 Apr 2023 8:45 - di Federica Parbuoni
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Superare i limiti strutturali italiani, a partire da quello della gestione della burocrazia, per centrare pienamente gli obiettivi del Pnrr. Che restano tutti sul tavolo, perché «si rinuncia a qualcosa solo quando non ce la si può fare. Partire da un’idea rinunciataria è come sottrarsi a un esame e la politica non può avere paura». A chiarirlo è stato il capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti, ricordando che «il Pnrr non è un problema, ma una grande opportunità che l’Italia non deve farsi sfuggire».

Foti: «Nel Pnrr è stata messa troppa carne al fuoco senza avere chiaro come spendere i soldi»

Intervistato da La Stampa, Foti non ha nascosto l’esistenza di criticità, a partire dal fatto che «è evidente che è stata messa troppa carne al fuoco senza che fosse chiaro come sarebbero stati spesi tutti questi soldi», dei quali «non dobbiamo sprecare neanche un euro». L’Italia, però, deve affrontare la questione con realismo, guardando alle sue capacità come a ciò che può rappresentare un ostacolo. A monte c’è il fatto che nella stesura del Pnrr «non si è tenuto conto di un limite strutturale del Paese». «Le politiche restrittive europee – ha ricordato Foti – hanno imposto tagli alla spesa corrente e le assunzioni nella Pubblica amministrazione sono state le prime a farne le spese».

Il lavoro per superare i limiti della macchina burocratica

«Questo è un limite enorme quando si deve gestire un’enorme macchina burocratica», ha avvertito il deputato di FdI, sottolineando che «dobbiamo superare la rigidità nella selezione del personale della Pa, a cominciare anche dalla mobilità. Anche tra province diverse se contigue. Quando un progetto viene avviato, dobbiamo trovare il modo di farne partire un altro». C’è poi una questione che investe anche il tessuto produttivo del Paese, che dovrà trasformare in opere quei progetti. «Le imprese dell’Ance (l’Associazione nazionale costruttori edili, ndr) dovrebbero gestire circa un centinaio di miliardi di euro, ma già un anno fa dicevano che avrebbero avuto bisogno di almeno 20 mila tecnici. Che non ci sono». La rinuncia preventiva, comunque, non è un’opzione. Si va avanti, insomma, nella consapevolezza che «non si può avere paura» e con il pragmatismo di dire che «se poi davvero si dovesse verificare una situazione per la quale non riusciamo a utilizzare tutti i fondi, vedremo cosa fare».

La necessità che gli investimenti a debito siano «produttivi»

«I soldi – ha quindi avvertito Foti – vanno tutti spesi bene, ma quelli a debito devono poter generare un ritorno che ne giustifichi l’utilizzo. Per questo al Pnrr va fatto un tagliando attento. Gli investimenti devono essere produttivi e dobbiamo selezionare solo quelli che possono andare in porto. Al contrario di quello che dice la sinistra, questa revisione è un’operazione che avrebbe fatto chiunque». «In un’operazione del genere – ha proseguito il capogruppo di FdI alla Camera – non devono essere protagonisti i partiti, ma le istituzioni. In gioco non c’è solo il Parlamento, ma anche gli enti locali, dai comuni alle regioni. E poi ci sono le grandi aziende di Stato, come le Ferrovie, che possono realizzare importanti progetti. Sarebbe già ottimo che i partiti non mettessero i bastoni fra le ruote del Recovery». Ma ora «dobbiamo avere il garbo di attendere la ricognizione del governo, poi ci confronteremo in Parlamento. E speriamo che l’opposizione non abbia pregiudizi. In settimana il ministro Fitto verrà in aula».

«Vogliamo dimostrare all’Ue che l’Italia ce la fa. Chi gioca contro fa male agli italiani»

Intanto è chiaro che ci sono progetti prioritari: «Penso alla materia ferroviaria; ma anche alle rinnovabili. Vedo, purtroppo, arrancare gli enti locali: vanno aiutati. Per il nostro Paese è importante avere scuole migliori, più asili nido e maggior efficienza energetica». «Vogliamo dimostrare all’Europa che l’Italia ce la fa. Chi gioca contro l’Italia fa il male degli italiani. Ma la vera sfida sono i tempi: in Europa si deve andare oltre il 2026, anche per far fronte al rincaro delle materie prime. Dobbiamo fare i passi che la gamba consente, altrimenti si cade. E – ha concluso Foti – scegliere bene le cose da fare».

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