Pnrr, la classifica che sbugiarda i gufi di sinistra: solo la Spagna avanti e 5 Stati ancora senza incassi
Tanta fuffa e molte ciarle: sui presunti “ritardi” del Belpaese rispetto al Pnrr circola un gossip incontrollato che, tra accuse politiche e recriminazioni economiche, la sinistra agita in un ininterrotto tam tam polemico sulla gestione italiana. Un vociare allarmistico che gufi e cassandre sparpagliati tra le fila di Pd, M5S, Alleanza Verdi-Sinistra e Terzo Polo, alimentano argomentazioni demagogiche e sterili dissertazioni sul tema.
Pnrr, dalla sinistra tanta fuffa e molte ciarle
Solo ieri, per venire alle ultime polemiche sollevate sul caso, è dovuto intervenire sul dibattito infuocato – e sui suoi esiti estremi – prima il ministro del Mare Nello Musumeci, che tirando le somme ha commentato paradossi ed drammatizzazioni, dicendo: «Un commissario come il generale Figliuolo per la gestione del Pnrr? Militarizzare anche il Pnrr mi pare esagerato».
Pnrr, le risposte a gufi e cassandre di Pd, 5S, Avs e Terzo Polo
Quindi è stata la volta di Nicola Procaccini, parlamentare europeo di Fdi e Copresidente del Gruppo Conservatori e Riformisti europei, che a Il Giornale ha precisato: «L’esecutivo di centrodestra sta cercando di prevenire un grosso problema che potrebbe sorgere più in là. E che riguarda le opere pubbliche». Sottolineando: «Non siamo in ritardo oggi. Ma rischiamo di essere in ritardo domani sulla realizzazione (e rendicontazione) delle opere pubbliche, che hanno una gestazione lunga e complicata».
Procaccini: «Il Pnrr è stato pensato in un’altra era geologica»
«Per questo – ha argomentato poi a stretto giro Procaccini – stiamo cercando di anticipare il problema, chiedendo una revisione dei tempi. Sulle riforme non esistono intoppi. Inoltre, l’Italia può sempre chiedere una revisione secondo l’art. 21. Il Pnrr è stato pensato in un’altra era geologica».
Il commento di Volpi sulla bagarre a sinistra
Insomma, tra repliche e rettifiche, il polverone sollevato dalla sinistra agita le acque e rimesta nel vortice delle polemiche sterile su cui ha fatto chiarezza anche il deputato di Fratelli d’Italia Andrea Volpi, che in una nota prima ha commentato: «Se l’argomento non fosse di estrema serietà, farebbe quasi sorridere la levata di scudi delle opposizioni sulla gestione dei fondi del Pnrr».
Il punto sul piano
Quindi ha spiegato: «Forse a qualcuno sfugge che il Governo Meloni, in piedi solamente da 6 mesi, ha ereditato un Piano già scritto e strutturato ed è con quello che deve lavorare. Nonostante questo si stanno mettendo in campo tutti gli strumenti necessari per non perdere neanche un centesimo del Pnrr: e il nuovo codice degli appalti, il decreto semplificazione e il decreto assunzioni, vanno in questo senso».
Fitto, «il governo riferirà in Parlamento: ottima opportunità per chiarire»
Infine, l’ultima parola spettava al ministro degli Affari Europei, Coesione, Sud e Pnrr, Raffaele Fitto, che facendo il punto ha serenamente chiosato: «Il Governo accoglie volentieri l’invito a riferire in Parlamento sullo stato di attuazione del Pnrr. Intanto perché non vi è nessuna difficoltà a farlo. Ma soprattutto perché la consideriamo un’opportunità. Anzi, un’ottima occasione di confronto per approfondire e chiarire il merito delle questioni».
La “classifica degli Stati virtuosi”
E tra spunti e diverse angolazioni, un dato emerge chiaramente: un conto è discettare teoricamente – ossia il terreno preparato dal governo Draghi –. Un altro è agire nel concreto: ossia la declinazione pratica degli obiettivi fissati sulla carta, passando per tappe intermedie, enti preposti e procedure fissate. E se le risposte ancora non fossero esaustive, c’è quella che Il Giornale chiama la “classifica degli Stati virtuosi”.
Pnrr, la Spagna sola in testa
O meglio: una graduatoria che vede in testa, e in solitaria, solo «la Spagna, che ha domandato e ottenuto che l’Unione europea erogasse la terza tranche. Trattasi di 6 miliardi di euro. Il premier spagnolo Pedro Sánchez incontrerà proprio oggi il suo omologo italiano Giorgia Meloni, che sul Pnrr continua ad allontanare le preoccupazioni alimentate da Pd, M5S, Alleanza Verdi-Sinistra e Terzo Polo».
Pnrr, cinque Stati ancora senza incassi
E ora vediamo gli altri. «La Germania – fa sapere il quotidiano milanese – ha incassato l’anticipo e nulla più (ma bisogna considerare il suo mini Pnrr). Mentre la Francia deve ancora ottenere la seconda tranche. Questo, al netto dei ragionamenti possibili sull’entità dei rispettivi Pnrr, è lo stato di salute degli altri due giganti europei». E ancora. «Cinque sono gli Stati fermi al palo, e cioè senza nessun esborso: Ungheria, Paesi Bassi, Svezia, Polonia e Irlanda».
Indietro anche Francia e Olanda
«Sei – come ha spiegato di recente pure SkyTg24 – le nazioni che di tranche ne hanno chieste due: Grecia, Portogallo, Croazia, Slovenia e Romania». Dati pubblici, sottolinea Il Giornale, che dovrebbero aiutare «a comprendere meglio la verità dei fatti: al Belpaese è stato destinato, sino a questo momento, più del 40% di tutti i fondi che l’Ue ha fatto partire in favore di questo o di quello Stato membro». E, contestualmente, smontare pezzo a pezzo il castelletto delle accuse e delle recriminazioni che la sinistra continua a far circolare. Funzionerà?