Pompei, torna a nuova vita il Carro della sposa. Sangiuliano: “Simbolo dell’unicità del nostro patrimonio”
È tornato a nuova vita, e in tutto il suo splendore, lo stupefacente carro della sposa ritrovato nel 2021 a Pompei, nel portico della villa di Civita Giuliana. Restaurato in ogni suo pezzo, e assemblato con un’operazione che non ha precedenti, nelle sapienti mani di maestri del settore, il carro è rinato dopo duemila anni. «Un lavoro straordinario che recupera un manufatto unico al mondo», ha sottolineato all’Ansa per l’occasione Massimo Osanna, dg musei del Mic che lo ha voluto, in prima assoluta, per L’istante e l’eternità: la grande mostra in programma dal 4 maggio al 30 luglio a Roma, alle Terme di Diocleziano.
Pompei, restaurato e ricostruito il Carro della sposa
Strappato per un soffio alle avide mani dei tombaroli, che lo cercavano da anni. E che quasi l’avevano trovato scavando cunicoli a più non posso alla ricerca dei tesori della lussuosa villa alle porte di Pompei, questo carro – che i romani chiamavano pilentum – era conosciuto in realtà quasi soltanto per le immagini di mosaici e bassorilievi che lo ritraevano. Oltre, naturalmente, ai racconti delle fonti antiche: Livio, Virgilio, Claudiano. Tutti autori classici che l’associavano ai culti femminili, descrivendone la meraviglia e la comodità. Ma procediamo con ordine.
Un carro cerimoniale con il lussuoso rivestimento in bronzo e le decorazioni in argento
Nel 2019 a Civita Giuliana, località a nord dell’antica città di Pompei, in una villa suburbana già in parte individuata e indagata agli inizi del ‘900 – e tornata all’attenzione per gli scavi clandestini condotti da tombaroli – si avvia un’attività di scavo senza precedenti. Sia per la sua genesi. Che per le sue straordinarie scoperte. Tra queste, un carro cerimoniale con il lussuoso rivestimento in bronzo e le decorazioni in argento. Un reperto in ottimo stato di conservazione.
Un capolavoro strappato per un soffio ai tombaroli
Oggi il carro, informa il Mic in una nota, ricostruito nelle sue parti mancanti – che lasciarono impronte nella cenere e furono recuperate grazie alla tecnica del calco – è finalmente percepibile nelle sue reali forme e dimensioni. Un’operazione che nasce nel 2017 dalla collaborazione tra la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale e il Parco archeologico di Pompei, per arrestare l’attività illecita dei clandestini. Ossia, il depredamento del patrimonio archeologico di quell’area.
Il Carro rinato grazie alla sinergia tra Procura, carabinieri e Parco archeologico di Pompei
Ebbene, da questa sinergia che – come spiega nel dettaglio l’Adnkronos – ha dato vita nel 2019 a un Protocollo d’intesa per la legalità tra le istituzioni teso al contrasto delle operazioni illecite nel territorio vesuviano. E dall’attività di scavo avviata, ne è derivata la scoperta – e dunque la restituzione al pubblico – di ambienti e reperti di grande valore dal punto di vista storico e scientifico. Scoperte che vanno dal rinvenimento di una stalla con i resti di alcuni esemplari equini – tra cui un cavallo bardato di cui è stato possibile realizzare il primo calco in assoluto – alla stanza degli schiavi. Fino, appunto, al carro cerimoniale nel quartiere servile della villa.
Sangiuliano: «Simbolo dell’eredità di un grande passato e opportunità di crescita per il nostro futuro»
«Questa è un’autentica perla che dimostra ancor più, ove ve ne fosse bisogno, l’unicità del nostro patrimonio – ha affermato il ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano –. Il restauro e l’esposizione non rappresentano solo la restituzione di un reperto eccezionale ai cittadini e agli studiosi, ma anche il coronamento di uno sforzo che, in questo caso, ha visto operare insieme Parco archeologico di Pompei, Procura della Repubblica di Torre Annunziata e Carabinieri del Tpc. Tutto ciò ci spinge a lavorare con sempre maggior impegno. Oltre che consapevoli del valore del nostro patrimonio. L’eredità di un grande passato, ma anche opportunità di crescita civile e socioeconomica per il futuro».
Sul carro, elementi in ferro, bellissime decorazioni in bronzo e argento e raffigurazioni erotiche
Dunque, il grande carro cerimoniale a quattro ruote, con i suoi elementi in ferro. Le bellissime decorazioni in bronzo e argento. Con raffigurazioni erotiche, e i resti lignei mineralizzati. E ancora, con le impronte degli elementi organici (dalle corde a resti di decorazioni vegetali), venne rinvenuto quasi integro nel porticato antistante alla stalla, con i resti dei 3 equidi. Si tratta di un vero e proprio unicum in Italia. Non solo per il livello di conservazione, (in quanto sono emerse le singole decorazioni e l’intera struttura del veicolo). Ma anche perché non si configurava come carro da trasporto per i prodotti agricoli o per le attività della vita quotidiana, già attestati sia a Pompei che a Stabia.
Un veicolo usato dalle èlites romane per cerimonie e per accompagnare la sposa nella nuova casa
Il carro, infatti, è identificabile come un pilentum: un veicolo usato nel mondo romano dalle èlites, per le cerimonie. E in particolare per accompagnare la sposa nella nuova casa. Un reperto unico e fragile per le sue delicate condizioni di conservazione e rinvenimento. Un simbolo che, nel suo percorso di recupero. Restauro. Ricostruzione e restituzione alla fruizione del pubblico, incarna appieno il senso di caducità e eternità che la storia ci consegna, attraverso la testimonianza del nostro straordinario patrimonio culturale.