Psichiatra aggredita, avviata la procedura di morte cerebrale. E le indagini rivelano: Seung ha premeditato tutto
Barbara Capovani, la psichiatra 55enne aggredita venerdì pomeriggio all’uscita dall’Ospedale Santa Chiara di Pisa dall’ ex paziente psichiatrico, Gianluca Paul Seung, arrestato la scorsa notte dalla polizia, è in fin di vita. Già ieri i sanitari del nosocomio toscano avevano parlato di condizioni critiche. Nonostante un intervento chirurgico, del resto, le condizioni della dottoressa Capovani sono apparse subito disperate, tanto che i sanitari hanno continuato a parlare in questi giorni di un quadro clinico di «estrema gravità». Una situazione talmente compromessa che oggi, in un bollettino medico congiunto dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana e della Azienda Usl Toscana Nord Ovest, i medici che hanno in cura la professionista, hanno annunciato di aver disposto per la paziente l’accertamento della morte cerebrale.
Psichiatra aggredita, avviata la procedura di morte cerebrale
Un epilogo che getta nello sconforto e nello sgomento non solo la famiglia e la comunità medica di cui la dottoressa faceva parte, ma che ha letteralmente scioccato l’opinione pubblica per la ferocia dell’atto che ha portato a tali, tragiche conseguenze. «Oggi pomeriggio, intorno alle 17.40, al termine della verifica di tutti gli esami clinici e strumentali necessari, la commissione di specialisti ha disposto sulla paziente l’inizio della procedura di accertamento di morte cerebrale la cui conclusione è prevista intorno alle 23.40», si legge allora nel bollettino medico, che poi conclude: «Al termine del periodo di osservazione si procederà alla donazione degli organi, assecondando in tal modo una sua espressa volontà che i familiari hanno condiviso».
Il punto sulle indagini: l’autore del massacro aveva premeditato tutto
Nel frattempo, dopo le serrate indagini della Polizia di Pisa, condotte dalle ore 18.00 di venerdì 21 aprile – orario della drammatica aggressione del medico primario – e culminate nel fermo del sospettato, dal fronte investigativo emergono nuove agghiaccianti acquisizioni. Una su tutte: Gianluca Paul Seung, il 35enne considerato l’autore del massacro, aveva premeditato il pestaggio. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori della Squadra Mobile della Questura, diretti dal vice questore aggiunto Fabrizio Valerio Nocita, Seung avrebbe tentato l’agguato già dal giorno antecedente alla brutale aggressione, presentandosi presso il reparto psichiatrico dell’ospedale Santa Chiara.
Il tentativo compiuto il giorno precedente l’aggressione brutale
Vestito con abiti scuri. Coperto in parte da cappello e mascherina chirurgica. E con in spalla uno zaino, l’uomo sarebbe stato pronto al brutale agguato già 24 ore prima di metterlo in atto. Tuttavia, l’intento criminale non sarebbe poi giunto a consumazione giovedì scorso, poiché il primario, al momento del suo arrivo, non era presente nella struttura. Così il 21 aprile, giorno dell’aggressione, Seung si è presentato nuovamente in reparto: questa volta portando a compimento i suoi piani criminali. Colpendo ripetutamente al cranio la vittima con un oggetto contundente. Cogliendola di sorpresa alle spalle, mentre era chinata sulla propria bicicletta per rimuoverne il lucchetto e andare via alla fine del proprio turno di lavoro.
Psichiatra aggredita, la svolta dalle telecamere e grazie a un testimone che ha riconosciuto con certezza l’indagato
L’azione è stata ripresa da una telecamera che ha cristallizzato a distanza i momenti del feroce agguato. Non solo. A fini investigativi è risultata decisiva – oltre a un’opera di capillare analisi e cristallizzazione di fonti di prova – la testimonianza che ha reso una persona. Un testimone che, il giorno prima dell’aggressione, avrebbe interloquito con il presunto autore del massacro all’interno della struttura ospedaliera. Pertanto, alla prova dell’individuazione fotografica, il testimone ha riconosciuto con certezza l’indagato. E non è ancora tutto, perché – come sottolineato dagli inquirenti in una conferenza stampa sul caso – l’aggravante della premeditazione viene contestata anche per altre ragioni.
Le precauzioni dell’aggressore e quel vestiario…
Non solo, quindi, per il fatto che, il giorno prima, Seung avesse tentato di rintracciare la dottoressa Capovani indossando un abbigliamento specifico allo scopo di celare la propria identità. «Ma per il fatto che lo stesso, avesse portato anche dei diversi capi di abbigliamento, indossati nella fase antecedente e successiva» all’aggressione, «contenuti verosimilmente all’interno di uno zaino che portava in spalla. Così come l’arma del delitto». E tutto «allo scopo di garantirsi la fuga senza destare sospetti».
Psichiatra aggredita, le indagini: la perquisizione nella casa di Seung ha chiuso il cerchio
Le precauzioni adottate da Seung, però, non sono state sufficienti a garantirgli di farla franca. Infatti, dall’accurata analisi delle immagini delle telecamere, è stato possibile individuare – ha spiegato sempre il vice-questore Nocita – la figura dell’indagato mentre, a volto scoperto, pochi minuti dopo la commissione del delitto, i video lo registrano mentre si allontana a passo svelto, in un punto distante circa 250 metri dalla scena del crimine. La perquisizione nella sua abitazione, poi, ha chiuso il cerchio…