Rampelli: “Sulla difesa della lingua italiana linciaggio mediatico basato sulla mistificazione”
“La lingua non è di destra né di sinistra. La lingua madre è tutelata da 18 nazioni su 27 in Europa”. Intervenendo al convegno “Pensare l’immaginario italiano. Stati generali della cultura nazionale” era inevitabile che Fabio Rampelli ne parlasse. Che rimettesse a posto le coordinate della sua proposta di legge a difesa della lingua italiana, così strumentalmente stravolte dalla sinistra in un dibattito subito trasformato in “una sorta di linciaggio mediatico”. “È stata fatta troppa mistificazione”, ha sottolineato Rampelli, avvertendo sul “dominio mediatico della sinistra per cui tutti hanno commentato non una proposta analitica ma i commenti, a partire da taluni esponenti del M5S e del Pd”.
Rampelli: “Non vogliamo multare nessun cittadino che parli o scriva inglese”
Il vicepresidente della Camera, che per fare chiarezza sul tema in questi giorni ha anche scritto un lungo e puntale post sui propri social, ha ricordato infatti che quella proposta di legge non nasce oggi dalla presunta arretratezza della destra al governo, ma è stata presentata per la quarta legislatura consecutiva, dopo che nelle precedenti aveva visto un riscontro trasversale e il confronto con i più prestigiosi centri studi e accademie che si occupano della nostra lingua. “Non vogliamo multare nessuna persona che parli o scriva in lingua inglese”, ha chiarito Rampelli, spiegando che le sanzioni “le amministrazioni pubbliche, le società partecipate, le multinazionali”.
Il caso francese e il “diritto di comprensione”
L’esponente di FdI, quindi, ha ricordato l’emblematico caso francese di una multinazionale che sottopose ai propri lavoratori un contratto esclusivamente in inglese, dando poi il via al processo di protesta e riflessione che portò all’approvazione di una legge simile a quella proposta da lui e che Oltralpe riferiscono al “diritto di comprensione”, sottolineandone l’importanza sociale.
Non solo un tema culturale: l’importanza sociale della difesa dell’italiano
Perché, intorno alla difesa della lingua madre, c’è il dato culturale, fattosi pressantissimo con l’avvento della globalizzazione e l’affermazione di una lingua unica. Ma c’è anche il dato sociale, che riguarda la natura stessa della democrazia. Il problema, ha avvertito Rampelli, “non è quello dell’identità culturale ma sociale, perché la democrazia deve essere accessibile a tutti. Anche a chi non conosce le lingue straniere, come gli anziani, i giovanissimi, chi ha dovuto lasciare gli studi per andare a lavorare”. Una fetta importante di popolazione che non può essere esclusa da una pubblica amministrazione che ha già la pecca di un incomprensibile “burocratese”.
Rampelli: “L’identità non è una pietra, ma un albero”
Rampelli, poi, ha ricordato anche la proposta di legge costituzionale, affinché la lingua italiana trovi una specifica tutela anche nella Carta. Esattamente “come per le minoranze linguistiche dovremmo promuovere e tutelare anche la lingua italiana”, che in Europa e nel mondo è a sua volta minoranza linguistica. Un obiettivo che non è in alcun modo in contrasto con “lo studio e l’uso delle lingue straniere, che anzi sono utili”. “Dobbiamo insegnare ai nostri figli ad essere poliedrici nelle lingue”, ha rimarcato il vicepresidente della Camera, sottolineando che “l’identità non è come una pietra tombale, ma come un albero: è fatto di rami che si piegano ai flussi del vento e foglie che cambiano, ma si poggia comunque su radici profonde che rendono l’identità incrollabile e resistente all’usura del tempo”.