Segreteria Pd, cattolici dem in rivolta. Da Del Rio a Guerini tutti contro Elly: alla faccia del pluralismo
Un augurio di buona ripartenza a denti stretti: è quello che il grandi esclusi del Pd di area cattolica riservano al nuovo Parlamentino di Elly Schlein. Ovvero, i 21 componenti della segreteria dem varata da Elly Schlein. Tra questi, Marta Bonafoni in veste di coordinatrice. Peppe Provenzano agli Esteri. Sandro Ruotolo all’Informazione e Cultura. Antonio Misiani all’Economia. Alessandro Zan ai Diritti. Debora Serracchiani alla Giustizia. Mentre l’Organizzazione è andata a Igor Taruffi. Un assetto che non ha convinto gli esponenti dell’ala moderata del partito, esclusi dalle trattative, a partire da Graziano Delrio, ex capogruppo ed ex ministro, che a caldo ha commentato dicendosi «amareggiato» per l’occasione persa di riservare più attenzione al mondo cattolico. E in molti al Nazareno ora temono un esodo di massa verso il Terzo Polo…
Pd, il mal di pancia di big e cattolici per le scelte della Schlein
Insomma, quello che la segretaria Schlein ha definito a caldo un «giusto mix di rinnovamento, apertura, solidità e competenza allargando a mondi esterni», lungi dal riunificare voci e correnti, ha creato scompensi e mal di pancia nel Pd, diviso sulla “Rivoluzione. I venti nomi su cui ha puntato la segretaria fanno storcere la bocca ai grandi esclusi che accusano la numero uno del Nazareno di mancata collegialità e temono un inceppo negli ingranaggi dei funzionamenti: a partire da un problema alle “cinghie di trasmissione” tra partito e gruppi. Mal di pancia diffusi legati a tre nodi essenziali che oggi, tra gli altri, La Stampa in un’analisi del day after riassume in 3 punti: trazione emiliana, troppi “stranieri “, potere ai fedelissimi.
Del Rio “amareggiato”, Cuperlo e De Micheli “delusi”
Così, se Del Rio è “amareggiato”, Cuperlo è seriamente perplesso perché, a sua detta, «non è stata riconosciuta la ricchezza delle differenze, a dispetto della promessa di unità e pluralismo», e lui e i suoi sono rimasti a mani vuote. Alla faccia di quell’inclusività che la Schlein ha predicato e sbandierato nelle prime ore dopo la vittoria alle primarie. Sulla stessa linea Paola De Micheli, che di fronte una segreteria che ha scelto e nominato con il piglio di un caterpillar, ha rivendicato tutta la sua delusione per le promesse tradite dall’erede di Letta che «non ha voluto dare rappresentanza ad una parte vitale del partito espressa da due candidati al congresso». Lo stesso Lorenzo Guerini infine, presidente del Copasir e capo di Base Riformista, ha sottolineato quanto sarebbe «poco chiaro l’impianto politico della segreteria in cui stiamo entrando».
La strada della Schlein e il tunnel imboccato dai cattolici del Pd
Insomma, la strada a senso unico che la Schelin ha imboccato disegnando una segreteria “monocolore” relega in un tunnel gli ex sfidanti alla conquista del Nazareno, e non solo della corrente di Bonaccini, che, dietro gli auguri di rito di buon lavoro, accusano la giovane Elly di essere partita lancia in resta, ma col piede sbagliato. E, soprattutto, in una direzione troppo radicale, che vira troppo a sinistra. Un passo di marcia, quello della segretaria, che lascia molti indietro. Tanti delusi e che ha destato «grande sorpresa» e fastidiosi mal di pancia a sinistra e a destra del partito alla sua prova del nove, ma in attesa di capire come affrontarla…