Sos sicurezza a Milano, denunciati altri due casi di stupro. Sala batte un colpo e chiede rinforzi
A Milano l’sos sicurezza risuona sempre più forte: dopo lo stupro e il pestaggio che una 36enne di origini marocchine ha subìto in Stazione Centrale per mano di un suo connazionale, la cronaca cittadina registra altre due denunce. Nel primo caso la vittima è una 57enne, con problemi di deambulazione a una gamba e che dorme spesso in strada. Mentre il secondo episodio ha come sfondo un hotel del centro. Due vicende su cui gli inquirenti stanno facendo luce, e che si aggiungono agli altri inquietanti precedenti di violenze che si registrano in città. E la sinistra che amministra il capoluogo si ritrova a fare i conti con un’emergenza che fin qui rinnegato, con il sindaco del Pd Beppe Sala che ora la rincorre e chiede rinforzi. Ma procediamo con ordine.
Sos sicurezza a Milano: denunciati altri due casi di violenza sessuale
Il primo episodio risale a venerdì scorso quando la 57enne, disabile e in condizione precarie di salute, viene agganciata a due passi dalla stazione Centrale da un altro clochard. Un uomo descritto come un giovane africano, il quale le offre riparo sotto la sua tenda da campeggio sistemata in zona Via Tonale. Nonostante il rifiuto, la donna sarebbe stata abusata due volte. Una violenza accertata dagli esami medici alla Mangiagalli. Poi, «venduta» a un altro straniero, quest’ultimo avrebbe avuto pietà della vittima che solo dopo ore, lasciata sola nella tenda, ha trovato la forza per chiedere aiuto a un passante. Il quale, alla fine, ha riferito l’accaduto agli agenti.
Il sindaco Sala batte un colpo e chiede rinforzi
La scorsa notte, invece, in un hotel del centro, una donna che era in compagnia di un uomo, si sarebbe sentita male nella stanza e lui ne avrebbe approfittato prima che lei riuscisse a scappare. Anche su questo caso indaga la pm Rosaria Stagnaro. Sugli episodi gli investigatori sperano di raccogliere dalle telecamere elementi importanti per dare riscontro al racconto delle vittime. Vittime che aumentano il bollettino di una “guerra” intestina che vede Milano accerchiata. Presidiata da una criminalità senza scrupoli, e in servizio effettivo e permanente. Una città in cui ora, all’apice di una recrudescenza della violenza senza tetto né legge, il sindaco dem Sala chiede rinforzi. Ma solo dopo aver negato a lungo l’esistenza di un’emergenza sicurezza. E dove il ministro Piantedosi ha annunciato di volersi recare il 10 maggio per presiedere un Comitato provinciale e prendere in mano la situazione fuori controllo.
«Servono più uomini e telecamere per sicurezza stazione Centrale»
Così, in ore di allarme, sconcerto e indignazione, il primo cittadino correndo ai ripari, ha dichiarato: «Mi sono sentito con Prefettura e Questura, il ministro tornerà presto a Milano, obiettivamente è un lavoro lungo che richiede tanto impegno. Non ho mai scaricato su altri le responsabilità» – si affretta a giustificarsi Sala – ma «è evidente che il ministero è fondamentale. Le forze di polizia sono fondamentali nel fare rispettare la sicurezza. Con Piantedosi, al di là di tutto, sulle questioni che hanno a che fare con Milano, noi si lavora». Quindi, a stretto giro, a chi gli chiede cosa serve per garantire più sicurezza, specie nella zona dello scalo ferroviario, il sindaco aggiunge anche: «I controlli sono tecnicamente aumentati, però, succede ancora. Il tema è che si deve aumentare ancora di più la presenza di uomini, di telecamere, quindi è un lavoro che non finirà mai».
Sicurezza Milano, con Sala ora la sinistra che l’ha sempre negata, rincorre l’emergenza
«Però noi non abbiamo abbandonato l’idea di un pieno recupero della sicurezza in stazione centrale», conclude il sindaco costretto a prenderne atto… Finalmente la sinistra milanese (e non solo) comincia a svegliarsi. Anche nelle fila del nuovo Pd “armonico” targato Elly Schlein ci si accorge che nella città che amministrano da anni esiste (incistato da un bel po’) un problema scurezza. Una realtà quotidiana ben lontana dall’immagine da cartolina rivendicata oltre l’inverosimile di una Milano da bere, che lavora e produce e che dà smalto e nuova linfa all’immagine del Bel Paese rinvigorita da un modello Milano alimentato dal fuoco di un autocompiacimento internazionale, sotto la cui cenere covano da troppo tempo pericoli e criminalità.
Milano nella morsa di clandestini violenti, baby gang e squilibrati a piede libero
Una verità, quella di Milano, fatta di oscure sacche di illegalità mimetizzate in un sommerso popolato da fantasmi senza documenti e senza tetto, che escono dall’ombra e colpiscono al cuore disperati e non. Una verità che oggi costringe la sinistra ad uscire dalla ztl in cui si è rinchiusa e rispetto alla quale non può più voltare lo sguardo altrove. Baby gang che imperversano, balordi che spacciano a cielo aperto, accoltellamenti in strada, rapine violente e stupri sempre più frequenti, costringono Sala e compagni a prendere atto che nella cosmopolita Milano ora è emergenza: anche se a sinistra chiamarla così non si usa. Che l’integrazione sociale è un progetto fallito. Che l’immigrazione incontrollata fa rima con accoglienza indiscriminata. E che donne, ragazzini, poliziotti e tranvieri che escono al mattino di casa e vivono i disagi e le paure di chi è costretto a farci i conti tutti i giorni.