Strage di Erba, esplode la rabbia della famiglia Castagna: “Liberateli e non rompeteci più il c…»

17 Apr 2023 9:56 - di Paolo Sturaro
strage di erba

«La loro condanna sta diventando la nostra condanna». Lo scrivono sui social i fratelli Beppe e Pietro Castagna. Nella strage di Erba hanno perso la madre Paola Galli, la sorella Raffaella e il nipote Youssef Marzouk di 2 anni. Una riposta durissima. la loro, dopo il clamore che si è riacceso sul caso con il sostituto procuratore di Milano che ha firmato una richiesta di revisione – ora al vaglio dei vertici della procura generale – della condanna all’ergastolo di Olindo Romano e Rosa Bazzi.

Strage di Erba, il post dei fratelli Castagna

«Ogni anno, da quindici e più anni dobbiamo sopportare campagne innocentiste su giornali, su canali tv, da parte di trasmissioni che non si sono fatte neanche problema ad additarci come reali mandanti o esecutori. Adesso arriva anche il sostituto procuratore… e ancora noi a dover rispondere ai giornalisti che insistentemente vogliono conoscere la nostra opinione» si legge sul post Facebook. «Vorrei chiarire agli analfabeti funzionali/odiatori, che noi siamo stati semplicemente parte civile nei processi, in poche parole, non abbiamo condannato noi i loro beniamini. Vorrei anche ribadire che abbiamo assistito ad ogni grado processuale e ci siamo convinti della colpevolezza dei coniugi Romano. Però, non ne possiamo più. Iniziamo, per assurdo, a mettere sul piano della bilancia la nostra serenità con la loro libertà. In poche parole stanno vincendo per sfinimento. Liberateli e non rompeteci più il cxxxo».

Gallorini: «Mai suggerito o convinto nessuno»

«Non ho suggerito o convinto nessuno». Luciano Gallorini, 48 anni nell’Arma, difende se stesso e il suo operato nelle indagini sulla strage di Erba. L’allora comandante della stazione dei carabinieri, oggi in pensione, è tra i primi ad arrivare in via Diaz la sera dell’11 settembre 2006. Ed è protagonista delle indagini. In ospedale incontra l’unico sopravvissuto della mattanza, Mario Frigerio. Ma la sua annotazione di servizio del 20 dicembre 2006 «è costellata di stranezze» si legge nell’istanza per provare a riaprire il caso. Non solo: viene indicato come «l’onnipresente» nell’interrogatorio ai coniugi Romano, reso dagli indagati nell’immediatezza del fermo. Parole a cui Gallorini, contattato dall’Adnkronos, risponde.

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