Tarchi: lo scontro sul fascismo mobilita lo zoccolo duro degli elettorati ma agli italiani non interessa affatto
Marco Tarchi, docente di Scienza Politica all’Università di Firenze, più volte ha espresso giudizi critici sulla destra politica di cui non fa più parte da quando venne espulso dal Msi nel 1981 per le sue idee troppo all’avanguardia.
Oggi sul governo Meloni, in una intervista alla Stampa, esprime un “giudizio interlocutorio”. Da un lato ci sono stati – afferma – “alcuni elementi di improvvisazione” tuttavia “su qualche punto qualificante del programma conservatore che Meloni aveva annunciato, come le norme riguardanti i cosiddetti temi etici, il governo sembra intenzionato a tenere duro”. Uno scontro che con l’avvento di Schlein alla segreteria del Pd rischia di diventare ancora più radicale.
La battaglia delle idee non sfugge a questo clima come dimostrano le ultime polemiche sulla storia del fascismo. «Lo scontro a fini politici della storia – e della memoria storica – non è certamente una novità – afferma Tarchi – ed è anzi attorno ad esso che, gramscianamente, si costruisce un’egemonia culturale come parte integrante di un disegno di conquista e gestione del potere. Qualunque opinione se ne abbia, è innegabile che le sinistre, in questo ambito, nell’Italia repubblicana hanno accumulato un enorme vantaggio, anche per l’interpretazione delle vicende del fascismo e dell’antifascismo che hanno proposto. Basti pensare ai duri attacchi che Renzo De Felice – non certo un nostalgico della dittatura mussoliniana – subì per aver documentato l’esistenza di un ampio consenso al regime fino all’inizio della guerra”.
“Che l’elettorato delle destre – conclude Tarchi – non condivida gran parte di quella lettura del fenomeno fascista, è sicuro. Ed è evidente che, riportando lo scontro su quel tema, entrambe le parti pensano di avere qualcosa da guadagnare, soprattutto in termini di mobilitazione dei propri sostenitori. Resta il fatto che il grosso dell’opinione pubblica, secondo i sondaggi, dimostra un sempre più marcato disinteresse verso i fatti di ottanta o cento anni fa”.