Travaglio insulta Meloni: “Cameriera di Biden”. Bocchino lo stende: “Ricordati di ‘Giuseppi'” (video)
“Cameriera beotamente fedele di Joe Biden”. Non si può ascoltare né accettare questa affermazione di Marco Travaglio, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7. Una maniera irrisoria e villana di rivolgersi al premier, di fronte al quale la stessa Gruber ha un sussulto. Ci pensa Italo Bocchino, direttore editoriale del Secolo d’Italia, a metterlo in riga ricordandogli un po’ di cosette. Si era partiti commentando l’arresto di Trump, poi il discorso è caduto sul rapporto tra il presedente del Consiglio, l’ex presidente Usa e l’attuale numero uno della Casa Bianca, Biden. Travaglio fa un salto acrobatico dei suoi, irridendo Meloni per il suo rapporto a suo dire servile con gli Stati Uniti: “Voleva importare il modello Trump e si ritrova a essere il soldatino obbediente di un presidente democratico”.
“Cameriera di Biden”: Travaglio offende Meloni. Bocchino gli dà una lezione
Italo Bocchino stigmatizza l’assunto e prende nettamente le distanze nel tono e nella sostanza delle cose dette. “Non condivido nulla di quello che dice Travaglio – spiega -. Non distingue tra Giorgia Meloni leader politico e Giorgia Meloni presidente del Consiglio. Il presidente del Consiglio italiano ha un rapporto con il presidente degli Stati Uniti d’America, di qualsiasi partito politico sia quest’ultimo. E ha un rapporto in un’asse preferenziale di antica alleanza tra questi due Paesi. E’ chiaro che la Meloni abbia rapporti con Biden, dire che è il suo scendiletto è offensivo oltre che esagerato”. Una lezione di realpolitik che evidentemente Travaglio giustifica per gli altri premier italiani del passato e che valgono invece villanie per la Meloni. Ma il match Travaglio-Bocchino non finisce certo qui.
Bocchino a Travaglio: “Meloni non è lo scendiletto di nessuno Ricordati di Giuseppi…”
La Gruber e Travaglio insistono, ma Bocchino fa notare un elemento politico diverso che Travaglio furbescamente ignora: il premier non è lo “scendiletto di nessuno. La Meloni leader politico non ha rapporti con Trump, li ha con i repubblicani Usa. Soprattutto dopo la svolta conservatrice che ha impresso a Fratelli d’Italia. “La Meloni leader politico presiede il Partito dei conservatori riformisti europei di cui fa parte anche il Partito repubblicano americano, che è gemellato con quello della Meloni. Io personalmente – dice poi Bocchino- a Trump preferirei De Santis, il governatore repubblicano della Florida. Anche per avere per la prima volta un italo-americano alla Casa Bianca dopo la fatica che hanno fatto i nostri immigrati italo-americani negli Usa”.
Bocchino lo zittisce
Travaglio insiste e il suo credo “contiano”ribolle: “Non è vero che l’Italia è da 40 anni al servizio degli Usa. Draghi e Meloni sono stati i due governi più servili. Ricordo a Bocchino che Conte ha detto no a Trump sulla via della Seta“. Era meglio non toccare l’argomento Conte perché arriva la replica fulminante di Italo Bocchino: “Ma come? Il mio amico Giuseppi… Marco, ti sei dimenticato del ‘mio amico Giuseppi’? Non era folklore – rinfresca la memoria a Travaglio- aveva chiesto a Conte l’endorsment e Trump conoscendolo poco aveva scritto ‘il mio amico Giuseppi'”. Non solo. “Quando Trump ha avuto un problemino ha mandato il suo ministro della Giustizia in Italia; e al di fuori di ogni protocollo ha fatto un incontro con i capi dei servizi segreti nominati da Conte. La Meloni – incalza Bocchino – cosa ha fatto di filo-americano fino ad adesso? Si è schierata con i bambini ucraini. Tu stai con l’aggressore e io sto con l’aggredito”. Sipario.