Ucraina, Putin mette sotto amministrazione controllata i beni dei “Paesi ostili”
Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Il principio della terza legge di Isaac Newton è ben noto a Vladimir Putin che non perde mai occasione per applicarla. L’ultima volta proprio in queste ore. Il presidente russo ha infatti appena firmato un decreto per porre i beni di Paesi ostili sotto «amministrazione controllata». Una decisione adottata in segno di ritorsione contro il sequestro di proprietà russe all’estero. Ma chi sono gli Stati cui è rivolta la scelta del Cremlino? Quello ufficialmente citato nel documento sono gli Usa. Infatti, vi si legge che la decisione è stata adottata come «misura urgente» per rispondere alle «azioni illegali degli Stati Uniti e di altri Paesi, in relazione al sequestro delle proprietà e delle società della Russia».
Putin firma il decreto
Le proprietà, i beni, i titoli e le partecipazioni in capitali di società russe riconducibili a tali nazioni – si legge ancora nel documento siglato da Putin – saranno poste sotto amministrazione controllata temporanea, se esiste una «minaccia a livello nazionale, economico, energetico e di altro tipo di sicurezza». L’Agenzia federale russa per la gestione del patrimonio statale (Rosimushchestvo) ne sarà il curatore amministrativo e svolgerà le funzioni di proprietario «salvo il potere di disporre dei beni». Farà anche l’inventario della proprietà che è sotto la gestione esterna e la salvaguarderà.
Le spese di gestione coperte dai redditi prodotti dal bene
Dal canto suo, Putin si è riservato ogni scelta futura circa la durata del regime di amministrazione controllata. Mentre è certo che a coprire le spese relative alla gestione controllata della proprietà provvederanno i redditi derivanti dal suo utilizzo. Una decisione che, almeno in teoria, dovrebbe preludere ad una gestione oculata e proficua del bene in questione. Il documento firmato da Putin, infine, sostiene che ad interrompere il regime di amministrazione controllata «può essere solo una decisione del presidente russo».