Velo in Iran, obbligo e persecuzione: niente istruzione per le studentesse senza hijab
Solo 3 giorni fa, con una nota ufficiale il ministero dell’Interno di Teheran ha ribadito ufficialmente che l’hijab obbligatorio per le donne è «uno dei fondamenti della civiltà della nazione iraniana» e «uno dei principi pratici della Repubblica islamica». Ratificando istituzionalmente che: «Non c’è stato e non ci sarà alcun ritiro o tolleranza nei principi e nelle regole religiose e nei valori tradizionali».
Velo in Iran, la persecuzione dopo la conferma dell’obbligo
E dalle note ufficiali ai fatti: proseguono nel Paese le chiusure di centri per servizi e negozi per il mancato rispetto dell’obbligo di dipendenti e clienti. E oggi, l’annuncio del ministero dell’Istruzione dell’Iran che ha reso noto che non saranno forniti servizi alle studentesse che «non si attengono al codice di abbigliamento delle scuole».
Iran, niente istruzione alle studentesse senza velo
Un’ultima ora confermata dal portale di dissidenti iraniani Iran International che – spiega il sito dell’Ansa – fa sapere che «anche il ministero della Sanità ha dichiarato in un comunicato che le università legate al ministero non forniranno servizi alle studentesse che non utilizzano il velo. Obbligatorio in pubblico per le donne dalla fondazione della Repubblica islamica nel 1979».
Il capo della magistratura: «Chi non indossa il velo in pubblico perseguito senza pietà»
Una serie di annunci e di iniziative che ratificano la minaccia – riportata dai media iraniani citati dal Guardian – arrivata dal capo della magistratura iraniana, Gholamhossein Mohseni Ejei. Una minaccia “formalizzata” dichiarando: «Le donne che si presenteranno in pubblico senza velo verranno perseguite “senza pietà”». Un diktat sconcertante, arrivato all’indomani delle dichiarazioni del ministero dell’Interno di Teheran sul rafforzamento della legge sull’obbligo di indossare l’hijab.
Velo in Iran, gli ultimi episodi di “trasgressione” e di “persecuzione”
«Non portare il velo equivale a un’espressione di inimicizia nei confronti dei nostri valori», ha dichiarato Ejei. Aggiungendo che le forze dell’ordine sono «tenute a riferire alle autorità giudiziarie reati evidenti. Oltre a qualsiasi tipo di anomalia rispetto alla legge religiosa che si verifica in pubblico». Come testimonia l’arresto di due donne in un bar perché non indossavano l’hijab. E aggredite da un uomo – fermato anche lui per disturbo della quiete pubblica – che ha rovesciato loro addosso una caraffa di yogurt. Non solo. Anche al proprietario del negozio le autorità hanno formalizzato i “necessari avvisi” perché garantisca il rispetto della legge.