Adottato il piccolo Enea, il bimbo che fu affidato alla “Culla per la vita” di Milano

18 Mag 2023 18:02 - di Gigliola Bardi
enea

Enea, il neonato lasciato nella culla per la vita della clinica Mangiagalli di Milano il giorno di Pasqua, è stato adottato. Insieme ai nuovi genitori, il bimbo ha ricevuto anche una nuova identità: un nuovo nome e una diversa data di nascita, perché possa lasciarsi del tutto alle spalle la storia che l’ha reso suo malgrado famoso.

Enea è stato adottato: con i nuovi genitori avrà una nuova identità

A rivelare che l’adozione è stata portata a compimento è stato il Corriere della Sera, riferendo anche che il Tribunale dei minori di Milano ha agito in modo da tutelare completamente la privacy e la serenità del bambino e della coppia che l’ha adottato, scelta al termine di una attenta valutazione di tutti i potenziali genitori già valutati come idonee all’adozione.

La storia di Enea, oltre a commuovere, aveva portato con sé anche notevoli polemiche, sollevate dalla divulgazione della lettera della mamma biologica così carica d’amore da far ritenere che se avesse avuto un qualche aiuto di tipo economico e sociale forse avrebbe compiuto una scelta diversa. Una circostanza che aveva sollevato alcuni appelli alla donna affinché ci ripensasse.

Il sondaggio di Pro Vita sull’aborto

Il tema degli aiuti alla maternità e di quanto la questione economica si avvertita come dirimente nella libera scelta delle donne torna anche in un sondaggio sull’aborto promosso da  Pro Vita & Famiglia e condotto da Noto Sondaggi e presentato in una conferenza stampa alla quale hanno preso parte Giancarlo Blangiardo, presidente Istat; Federico Perali, economista dell’Università di Verona; Antonio Noto, presidente Noto Sondaggi; Francesca Siena, presidente del Cav Roma Ardeatino; Francesca Romana Poleggi, membro del direttivo di Pro Vita & Famiglia Onlus e Maria Rachele Ruiu, membro del direttivo di Pro Vita & Famiglia Onlus.

Il 76% degli italiani pensa che servirebbero più aiuti alla maternità

Dall’indagine emerge che il 76% dei cittadini, ovvero quasi 8 italiani su 10, pensa che lo Stato dovrebbe dare più aiuti sociali, economici e psicologici alle donne incinte per offrire alternative concrete a chi altrimenti sarebbe costretta o indotta ad abortire. Il 57% degli italiani pensa che la maggior parte delle donne sia indotta o costretta ad abortire, che non si tratti quindi di una “libera” scelta.

Il tema della conciliazione tra famiglia e lavoro

Per quanto riguarda le cause più frequenti che inducono le donne ad abortire la maggioranza degli italiani indica difficoltà economiche, di conciliazione con carriera e studio, difficoltà familiari. Per aiutare le coppie ad avere figli e formare una famiglia, il 36% degli intervistati ritiene che l’intervento più utile sia quello di dare maggiore flessibilità al lavoro: l’80% delle donne intervistate ritiene che non ci sia sufficiente possibilità di conciliare maternità e lavoro e il 77% pensa sia impossibile non avere ripercussioni sul lavoro in caso di figli. Il 71%, poi, ritiene che lo Stato dovrebbe riconoscere la maternità come valore sociale e il 62% si dice convinto che affrontare la crisi demografica dovrebbe essere una priorità per lo Stato, percentuale che arriva all’81% per i giovani dai 18 ai 34 anni.

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