Ammanco Usigrai, botte da orbi a sinistra. Il sindacato si spacca. E pretende le dimissioni di Di Trapani
L’imbarazzante vicenda delle migliaia di euro – si parla di 100mila euro ma anche sulla cifra non è stata fatta ancora la necessaria chiarezza – spariti, anzi, sottratti dalle casse dell’Usigrai, il potentissimo sindacato dei 2.000 giornalisti Rai, sta assumendo toni kafkiani. Ma, soprattutto sta facendo deflagrare la maggioranza rossa dell’Usigrai. Che, in questi anni, ha fatto il bello e il cattivo tempo a viale Mazzini. Un triumvirato che ora vacilla sotto i colpi della sua stessa maggioranza indignata per come viene gestita la faccenda.
La sparizione del denaro, frutto della raccolta delle quote di iscrizione al sindacato (quote proporzionali agli stipendi che, in Rai, sono, in molti casi, stellari) ha creato dapprima mugugni e borbottii nei corridoi Rai contro i vertici Usigrai chiusi a riccio, sfociando poi – dopo le evasive risposte fornite in assemblea alle richieste di maggiori chiarimenti e di dettagli sull’incresciosa vicenda – in aperte contestazioni. Fino all’incredibile plateale richiesta di dimissioni arrivata da chi è sempre stato fino ad oggi saldamente incasellato dentro la confraternita rossa.
A far scattare la scintilla dell’indignazione di una costola di sinistra dell’Usigrai scatenando uno scontro fratricida è stato, in particolare, il muro di gomma eretto a difesa con informazioni negate o centellinate, in particolare sulla denuncia penale che i vertici sostengono di aver presentato in Procura. Chi l’ha presenta? Quando è stata presentata? Si può vedere questa denuncia? Chi è il pm che ha in mano il fascicolo? Quanti sono esattamente questi soldi spariti?
Tutte domande legittime – poste da chi ha visto svanire i propri soldi – alle quali è stato risposto che, a causa del segreto istruttorio, l’Usigrai non può neanche mostrare la denuncia. È stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso.
“La vicenda che ha per protagonisti l’Usigrai e i suoi vertici, con la denuncia di un ammanco di 80-100mila euro dalle casse del sindacato dei giornalisti Rai, getta profondo discredito su tutto il sindacato dei giornalisti italiani” scrive, con inusitata durezza, Controcorrente Emilia Romagna, la componente sindacale di maggioranza vicina alla segretaria della Federazione Nazionale della Stampa, Alessandra Costante.
Un attacco sferrato contro la sua stessa maggioranza.
“Non sappiamo quale sia la verità, al di là delle versioni che sono state fornite – polemizza Controcorrente Emilia Romagna. – I risvolti, anche giudiziari, della vicenda non ci interessano. Siamo convinti, però, che nessun gruppo dirigente, a qualsiasi livello, si possa sottrarre da un’assunzione di responsabilità politica. Come semplici iscritti, abbiamo a cuore la credibilità, il prestigio e la storia ultracentenaria della Federazione nazionale della Stampa italiana, di cui l’Usigrai, per statuto, è sindacato di base, dotato di una propria autonomia statutaria e finanziaria”.
Poi il colpo sotto la cintura, una vera e propria dichiarazione di guerra contro Di Trapani, Macheda e anche Giulietti: “Per questa ragione riteniamo inopportuno che il collega Vittorio Di Trapani, che per dieci anni, fino a novembre 2021, è stato segretario dell’Usigrai, continui a ricoprire la carica di presidente della Fnsi”.
“Conoscendone la storia e la sensibilità, già all’indomani della scoperta dell’ammanco, ci saremmo aspettati da lui – lo sbeffeggiano i suoi ex-compagni di percorso – le dimissioni come atto di responsabilità nei confronti di tutta la comunità del sindacato dei giornalisti italiani, di cui, per statuto, è stato chiamato a ricoprire un ruolo di garanzia”.
“Nel prendere atto che nulla è accaduto – proseguono implacabili come schiacciasassi i colleghi di Di Trapani – auspichiamo che il presidente del Consiglio nazionale della Fnsi rassegni senza indugio le dimissioni nell’interesse esclusivo del sindacato di cui, per evidenti ragioni di opportunità, non può continuare a essere il garante del rispetto delle regole statutarie”.
Potrebbe finire qui ma, a questo punto, rotti gli argini, la sinistra sindacale di Controcorrente Emilia Romagna vuole mettere in piazza tutto quello che ha dovuto sopportare. E continua a investire Di Trapani, un monumento intoccabile fino a qualche giorno fa, rovesciandogli addosso tutta la propria disistima: “nella situazione data, la sua permanenza alla presidenza della Federazione Nazionale della Stampa Italiana rischia di creare un danno irreparabile all’immagine del sindacato dei giornalisti, facendo venire meno la fiducia degli iscritti che pagano le quote per garantirne la sopravvivenza”.
Poi l’affondo, uno schiaffo in faccia umiliante: “sono pertanto necessarie le sue dimissioni immediate per permettere al sindacato di non essere coinvolto in una vicenda che rischia di gettare fango sull’intera Fnsi”.
Qui ci dovrebbero essere i titoli di coda che scorrono. Ma in soccorso di Di Trapani maltrattato come l’ultimo dei praticanti più inefficienti e incapaci, arriva Controcorrente Lazio. Che tradotto in sindacalese Rai significa lo storico deus ex machina di Usigrai, Beppe Giulietti con la sua Associazione Articolo 21.
“Lo stillicidio di insinuazioni, allusioni, distorsioni dei fatti a cui stiamo assistendo da giorni sulla vicenda dell’ammanco di cassa denunciato alla magistratura dai vertici dell’Usigrai sta dimostrando di avere un preciso obiettivo, ovvero l’attacco al sindacato dei giornalisti Rai (paradossalmente, per mero calcolo politico, si attacca la stessa parte lesa, che ha scoperto i fatti e promosso l’inchiesta) e all’unità sindacale di tutti i giornalisti” tenta di sostenere Controcorrente Lazio che “esprime piena solidarietà al presidente della Fnsi Vittorio Di Trapani, oggetto di una campagna diffamatoria che arriva pretestuosamente a chiederne le dimissioni utilizzando la vicenda dell’ammanco di cassa del sindacato giornalisti Rai con il quale non è in alcun modo coinvolto”.
“Contemporaneamente si spargono calunnie e gravi insinuazioni contro il segretario dell’Usigrai Daniele Macheda che, pure, tempestivamente e con trasparenza ha denunciato alla magistratura l’ammanco. – ricostruisce il pezzo di sindacato di sinistra finito sotto tiro dei suoi stessi (ex) compagni. –
Non ci sembra una coincidenza che questo attacco avvenga nel momento più delicato del confronto sulle nuove nomine Rai e sul futuro del servizio pubblico”.
“Di fronte a questa strategia diffamatoria che vede mobilitate in maniera coordinata tutte le componenti di opposizione e frange delle maggioranze sindacali, Controcorrente Lazio ribadisce piena solidarietà a entrambi, oggetto di incomprensibili attacchi – prosegue il pezzo di sindacato della maggioranza Usigrai che cerca di resistere all’attacco della sua stessa sinistra. – Se l’obiettivo è rompere il patto degli accordi raggiunti in sede congressuale o peggio ancora mettere in dubbio l’esito delle elezioni avvenute nel rispetto dello statuto Fnsi, ci domandiamo se l’inconfutabile ruolo del sindacato per la difesa dei principi democratici sanciti dalla Costituzione e la tutela, il consolidamento e l’estensione del benessere e della dignità dei lavoratori e delle loro famiglie, sia ancora terreno comune”.
Un appello ai sentimenti nel disperato tentativo di toccare i tasti giusti per smontare l’attacco di Controcorrente Emilia Romagna.
“Non è nelle corde della nostra organizzazione sostenere miserevoli operazioni di propaganda al servizio di interessi personali o di parte a scapito di quelli generali della categoria – conclude Controcorrente Lazio. – E’ chiaro a tutti che queste iniziative indeboliscono l’azione portata avanti in questi anni e che hanno fatto di Controcorrente la forza sindacale che unisce e non disgrega. Controcorrente Lazio non permetterà che atteggiamenti irresponsabili mettano in discussione la nostra storia“.
È “una brutta pagina per la Rai e gli iscritti Usigrai quella dell’ammanco dei fondi del sindacato dei giornalisti. – osserva la minoranza di Pluralismo e Libertà. – In attesa che l’inchiesta giudiziaria faccia il suo corso, ci rivolgiamo al Consigliere dei dipendenti, Riccardo Laganà, eletto con il sostegno di migliaia di giornalisti Rai, perché si faccia presto chiarezza sulla presunta indebita appropriazione delle quote degli associati da parte di un collaboratore del sindacato che da decenni godeva di totale agibilità nelle strutture aziendali, secondo quanto denunciato dallo stesso sindacato dei giornalisti”.
“Una denuncia – ricorda Pluralismo e Libertà – che dovrebbe richiamare il rappresentante dei dipendenti al settimo piano di viale Mazzini a chiedere che, anche all’interno dell’azienda, vengano attivate le opportune verifiche affinché venga fatta luce, quanto prima, sull’ incresciosa vicenda”. Un richiamo a Laganà. Che è stato eletto nel Consiglio di Amministrazione Rai proprio grazie a Di Trapani, a Macheda e a questa dirigenza sindacale.
Laganà ieri ha votato no contro le nomine di Gian Marco Chiocci e Antonio Preziosi. Un assist alla maggioranza di sinistra dell’Usigrai che sta per andare a casa travolta dallo scandalo dell’ammanco.