Caro affitti, che fine hanno fatto studenti e tende? Del Debbio azzarda qualche ipotesi
Il mistero degli “attendati” scomparsi improvvisamente da prati e piazzole delle università italiane incuriosisce Paolo Del Debbio – e non solo – che dalle colonne de La Verità in edicola oggi si interroga sulla bizzarra e improvvisa scomparsa degli studenti in protesta contro il caro affitti che inficia le possibilità di studio e di mantenimento dei fuori sede. In effetti, dopo un momento di attenzione mediatica e curiosità destata nell’opinione pubblica, la contestazione si è ripiegata su stessa. Fino a implodere del tutto…
L’interrogativo di Del Debbio: “Che fine hanno fatto studenti e tende?”
Così, smontati i picchetti e arrotolati materassini e tende, oggi il conduttore di Dritto e rovescio si chiede che fine possano aver fatto i campeggiatori universitari che per lo spazio di un lampo hanno tuonato in tv sui social, sparendo poi senza lasciare tracce da cui riprendere il cammino delle rivendicazioni. «Forse il cambiamento di stagione? O l’instabilità climatica: caldo-freddo freddo-caldo?», si arrovella Del Debbio. Che poi prosegue: «Cioè della serie “siccome non si sa più come vestirsi” meglio tornare a casa almeno l’armadio è a portata di mano».
La protesta degli universitari contro il caro affitti improvvisamente tace
Ma anche: «Forse si aspettavano risultati immediati ma questa è una sindrome adolescenziale: o tutto e subito o si demorde, o si raggiunge in tempi brevi l’obiettivo o vi si rinuncia. Forse si andavano esaurendo le scorte alimentari e le loro famiglie, che si erano rotte le balle di finanziare il campeggio?». «A meno che – s’interroga sempre il giornalista – non abbiano stabilito una pausa tattica, tipo nelle battaglie napoleoniche, per poi riprendere con ancora maggiore forza la pugna».
Studenti nelle tende, la protesta improvvisamente smobilita: qualche ipotesi
Dubbi, ipotesi, interrogativi, che di fronte alla repentina smobilitazione e al silenzio calato sulla protesta dopo un rapido avvio delle rivendicazioni, lasciano in sospeso la risposta. Un mancato riscontro che apre peraltro a un secondo interrogativo che spunta tra le righe della vicenda. E che Del Debbio formula dandosi contemporaneamente una prima, possibile spiegazione al tutto: «Sono le generazioni di internet per le quali, spesso, il virtuale è il reale, le due dimensioni coincidono».
Una protesta che si è smontata sul nascere
Deducendo quindi: «Per cui se i loro accampamenti hanno goduto oltre che di risonanza mediatica, anche di risonanza social, ebbene, gran parte del lavoro, per queste generazioni X, Z, ecc, ecc è stata fatta. Sembrerebbe quasi che l’obiettivo non fosse un calo effettivo degli affitti – conclude laconicamente il giornalista – ma fosse dare un po’ di risalto alla loro protesta. Altrimenti avrebbero continuato»…
Gli attendati tacciono, i camping universitari sono spariti
Insomma, a Del Debbio – come a ai tanti curiosi e dubbiosi alle prese con le domande insolute sul caso – non resta che prendere atto e incassare scomparsa dei ragazzi. Smobilitazione delle tende. E silenzio della protesta che, rileva sempre il giornalista nella sua disamina, «pure aveva qualche fondamento».
Studenti e tende spariti, storia e epilogo della «protesta dell’accampamento meteora»
Così, affidando il congedo dai lettori a un’ultima riflessione, con tanto di punto interrogativo implicito, chiosa ipotizzando che, forse, picchetti e canadesi improvvisamente smontati; e sit-in e interviste archiviate in fretta, rientrano in «una nuova forma di protesta che si chiama “l’accampamento-meteora”». Una formula rapida e indolore di protesta, a cui accedere e da cui uscire come con una app sul telefonino.