Cospito e quelle doppie bombe-trappola “temporizzate” piene di bulloni e schegge fatte per uccidere
La sinistra l’ha dipinto come innocuo bombarolo romantico, un misto tra Robin Hood e il giustiziere della notte, ma questa narrazione buonista su Alfredo Cospito che è, al momento, in attesa dell’esito del ricorso presentato dal suo avvocato Flavio Rossi Albertini il 9 marzo scorso al Cedu, la Corte europea dei diritti dell’Uomo, contro la condanna della Cassazione per le due bombe-trappola collocate il 3 giugno 2006 alla Scuola Allievi Carabinieri di Fossano, confligge, in maniera imbarazzante, con la spietata efferatezza degli attentati che l’anarchico pescarese ha messo a segno, con la cura maniacale con cui ha preparato gli ordigni per fare più vittime possibili e fare loro il più male possibile, con l’utilizzo di tecniche per incrementarne l’effetto esplosivo.
Non si spiega altrimenti, per esempio, l’utilizzo di bulloni mischiati alla dinamite – quantità importanti di gelatina, esplosivo ad alto potenziale – né l’uso delle pipe-bomb, tubi in ferro in cui l’esplosivo era stato intasato, compresso, per aumentarne l’effetto detonante e renderle più potenti o, appunto, la tecnica delle bombe-trappola: esplode prima una per attirare le potenziali vittime e, poi, in sequenza un’altra, poco dopo, per ucciderle quando sono accorse sul posto.
I rapporti dei Ris, il Reparto Investigazioni Scientifiche dell’Arma dei Carabinieri che Cospito ha ripetutamente preso di mira per vendicarsi degli accertamenti tecnici che gli specialisti facevano proprio sui suoi ordigni, raccontano cose molto molto diverse da quella spregevole narrazione che il Pd, in “visita parenti” all’anarchico in carcere, ha cercato di propinare in questi ultimi mesi agli italiani su Cospito. Una rielaborazione edulcorata e sentimentale della storia delinquenziale dell’anarchico cinquantaseienne.
Non c’è solo il doppio attentato (due ordigni in sequenza, uno per attirare le potenziali vittime, l’altro per ferirle gravemente) alla Caserma allievi carabinieri di Fossano, il 2 giugno 2006, e la gambizzazione dell’Amministratore Delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi il 7 maggio 2012, nel curriculum criminale di Cospito, scelto dal Pd come icona di riferimento della Giustizia.
E fu proprio l’attentato ad Adinolfi firmato dal Nucleo Olga, espressione del cartello eversivo Fai, Federazione anarchica informale, ad aprire un varco per le indagini che si stavano facendo sui molti attentati precedenti firmati dagli anarchici. In particolare su uno, quello al Palazzo Ducale di Parma sede del Ris, il Reparto Investigazioni Scientifiche dell’Arma dei Carabinieri.
Adinolfi fu gambizzato a Genova con tre colpi di pistola, una Tokarev calibro 7.62, in uso alle forze armate dei Paesi dell’Est. Gli accertamenti successivi portarono al ritrovamento dello scooter nero utilizzato dagli attentatori ripresi dalle telecamere di via Galata. E sulle manopole del manubrio gli investigatori della Digos trovarono tracce di un Dna – attribuito dai rilievi tecnici a Cospito – che riportava a quello repertato, durante le indagini, sempre da parte del Ris, sull’attentato al Palazzo Ducale di Parma, il 3 novembre del 2005.
Un gesto criminale che puntava ad uccidere. Come l’attentato alla caserma di Fossano. Come gli attentati precedenti. Una cinquantina di attentati esplosivi nell’arco di 13 anni.
L’attentato al Palazzo Ducale rivendicato, poi, dalla “Cooperativa artigiana fuoco e affini” , una sigla eversiva che compare già nel 2001 durante il G8 di Genova con plichi esplosivi, era chiaramente diretto contro i carabinieri del Ris che lì, in quel palazzo, avevano non solo la sede ma anche gli alloggi degli ufficiali, proprio a tiro di esplosione.
Ricorda bene quel momento un carabiniere che era in servizio lì all’epoca: “Era notte quando udimmo un’esplosione molto forte nel parco di Palazzo Ducale. Uscimmo subito di corsa, cercando di capire cos’era accaduto. Ma non trovammo nulla, cercammo a lungo ma non c’era traccia di alcun ordigno“.
Solo successivamente, la mattina dopo, durante un sopralluogo più approfondito, venne scoperto il secondo ordigno-trappola che era stato preparato per esplodere nel momento in cui i carabinieri si fossero avvicinati.
Era nascosto all’interno di un contenitore a muro dove si trovavano gli allacci del gas, accanto alle serre di Palazzo Ducale.
Anche la collocazione era stata studiata per uccidere amplificando con il gas gli effetti dell’esplosivo.
“Dentro a un box di metallo incassato nel muro dove vi era il contatore del gas c’era questo scatolone trasportato in una busta della spesa – ricorda un altro investigatore dell’Arma. – L’ordigno era confezionato con 600 grammi di gelatina dinamite. E con un detonatore artigianale e un sistema di accensione fatto utilizzando una lampadina d’automobile con il bulbo rotto, e capocchie di fiammifero. Il tutto era chiuso all’interno di un involucro contenente polvere nera nella quale era inserito anche il detonatore a fuoco“. Immersi nella gelatina c’erano bulloni metallici.
“Un ordigno così è assolutamente letale nel raggio di 300 metri“, toglie ogni dubbio il noto esplosivista parmigiano Danilo Coppe.
La batteria interna per attivare il congegno era perfettamente funzionante. C’era solo un pulsante che non era stato abbassato per dimenticanza.
“Trovammo sui manici della busta di plastica che conteneva la pipe-bomb tracce di un Dna maschile che rimase in incognito per cinque anni – ricorda un altro militare dell’Arma. – Successivamente sul motorino utilizzato per l’attentato all’Amministratore Delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, rintracciammo lo stesso Dna. Era di Cospito“.
La “firma” dell’attentato era di quell’area eversiva che avrebbe compiuto l’attentato nel 2006 alla Scuola Allievi Carabinieri di Fossano e per il quale Cospito è stato condannato a 20 anni.
Anche qui – ed è quella la questione centrale di cui si dibatte – c’era questa sorta di “temporizzazione” degli ordigni, messi in coppia, ma programmati con orari differenti, proprio per attirare in trappola e, poi, uccidere. La tecnica terroristica utilizzata dagli anarchici.
La differenza giudiziaria passa dalla strage semplice a quella “politica”, cioè l’attentato contro la sicurezza dello Stato.
Alla caserma di Fossano le due esplosioni arrivano a distanza di venti minuti l’una dall’altra.
La prima alle 3 di notte sventra una campana per la raccolta del vetro. Sono circa 100 grammi di esplosivo, la quantità necessaria per attirare le persone sul posto, i carabinieri, in quel caso, che hanno la caserma lì davanti.
Arrivano i militari, raccolgono i detriti per campionarli e se ne vanno, per fortuna.
Perché alle 3,20, pochi metri più in là, il secondo ordigno, molto più potente, molto più devastante e letale. Basta vedere quello che resta a terra dopo che il secondo ordigno, posizionato dentro a un cestino portarifiuti, è esploso: bulloni e schegge di ferro, molte delle quali si conficcano nel muro della caserma.
L’ordigno, in questo caso, è composto con esplosivo ad alto potenziale, circa 500 grammi, intasato e compresso dentro una scatola di ferro. Come per il Palazzo Ducale di Parma.
Non ci vuole molto per capire cosa sarebbe accaduto a chi si trovava in quel raggio d’esplosione. Una mattanza.
“Un miracolo – dice, ancora incredulo, un pompiere. – Se quei ragazzi fossero usciti dalla caserma ci lasciavano la pelle”.
Questo è Alfredo Cospito, l’anarchico per cui si è impietosito il Pd.
41 bis a vita ed oltre.
Cospito è libero di suicidarsi, sarebbe la cosa migliore della sua triste vita.
Appunto ! Una MERDA questo è Cospito .
Anche su questo NON MOLLIAMO ! La gente , quella vera e soprattutto per bene , queste cose le capisce e …vota ! Rinnovo l’appello a fare di più e MEGLIO sul fronte della IMMIGRAZIONE CLANDESTINA … tema dove , finora, è mancata determinazione un pizzico di coerenza rispetto al programma e soprattutto alle aspettative del nostro elettorato.
Avanti GIORGIA ! NON MOLLARE abbiamo una Missione da COMPIERE :
Già i soliti lecchini dei delinquenti fanno solo schifo, tutti quanti
E’ sempre stato nel loro DNA. Difendere gli indifendibili. Dall’oro di Dongo ai soldi del KGB . Fortunatamente abbiamo Giorgia Meloni che governa senza paura. Qualche Ministro dovrebbe imitarla e smettere di finanziare le loro innumerevole associazioni, sodalizi e cooperative. Fanno la politica “CONTRO” con i soldi degli italiani. Legalmente perseguibile e umanamente scandaloso . Fate rispettare le sentenze dei Tribunali e le leggi vigenti. Adesso o mai piu’.
Se solo ci fosse la pena capitale per certi crimini e criminali non saremmo qui a sentire parlare di questo criminale!
a morte
Chi ha scritto l’articolo è una persona indegna..solidarietà ad Alfredo Cospito