Covid, l’Oms: “In due anni sono stati persi 336,8 milioni di anni di vita a livello globale”
È un bilancio davvero spaventoso quello che l’Oms fornisce sul biennio di pandemia 2020-2021: in quel breve lasso, “Covid-19 ha provocato l’incredibile cifra di 336,8 milioni di anni di vita persi a livello globale”. “Ciò equivale – ha chiarito l’Organizzazione mondiale della sanità – a una media di 22 anni di vita persi per ogni morte in eccesso”. Il dato è contenuto nell’edizione 2023 del rapporto World Health Statistics, pubblicato oggi dall’agenzia Onu.
L’Oms: “Con il Covid persi 336,8 milioni di anni di vita”
Il documento, inoltre, riporta nuovi numeri sull’impatto della pandemia e le ultime statistiche sui progressi verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile relativi alla salute. Il report evidenzia, sulla base dei dati 2022, una stagnazione nei progressi sanitari sui principali indicatori chiave negli ultimi anni rispetto alle tendenze osservate nel periodo 2000-2015. E mette in guardia sulla crescente minaccia delle malattie non trasmissibili e del cambiamento climatico.
La pandemia ha segnato una battuta d’arresto nei progressi sanitari
Quanto alle malattie non trasmissibili, la quota di decessi causati ogni anno è cresciuta costantemente e ora pesa per quasi tre quarti di tutte le vite perse annualmente. Se il trend continuerà, si prevede che le malattie non trasmissibili rappresenteranno circa l’86% dei 90 milioni di decessi annuali entro la metà del secolo, quindi 77 milioni di morti saranno dovuti a queste patologie. L’aumento è di quasi il 90% in valori assoluti dal 2019.
Non solo Covid, i dati Oms sulle altre malattie
Dal 2000, invece, si sono visti miglioramenti significativi nella salute materna e infantile con decessi in calo. Anche l’incidenza di malattie infettive come l’Hiv, la tubercolosi e la malaria è diminuita, insieme a un ridotto rischio di morte prematura per malattie non trasmissibili e lesioni. Questi fattori hanno contribuito a un aumento dell’aspettativa di vita globale da 67 anni nel 2000 a 73 anni nel 2019. Tuttavia, avverte l’Oms, “la pandemia ha deviato molti indicatori relativi alla salute e ha contribuito a creare disuguaglianze nell’accesso a un’assistenza sanitaria di qualità, a vaccinazioni di routine”. Di conseguenza, “le tendenze al miglioramento della malaria e della tubercolosi sono state invertite e un minor numero di persone è stato curato per malattie tropicali neglette”.
Ghebreyesus chiede investimenti “per tornare sulla buona strada”
Il World Health Statistics “è il check-up annuale dell’Oms sullo stato della salute nel mondo”, ha spiegato il Direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, sottolineando che “invia un messaggio duro sulla minaccia delle malattie non trasmissibili, che hanno un impatto immenso e crescente su vite, mezzi di sussistenza, sistemi sanitari, comunità, economie e società. Nel report si chiede un aumento sostanziale degli investimenti nella salute e nei sistemi sanitari per tornare sulla buona strada verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile”.