Emanuela Orlandi, sulla ricerca della verità l’ombra del sospetto sull’audio che accusa Wojtyla

20 Mag 2023 18:32 - di Lorenza Mariani
Emanuela Orlandi

A quarant’anni dal sequestro, si riaccendono i riflettori sul mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi. Per la prima volta, con una inchiesta del Vaticano e la conseguente riapertura delle indagini da parte della Procura di Roma, si attiva una collaborazione, sempre negata in passato. Una inedita sinergia tra Santa Sede e magistratura ordinaria. Una cooperazione sperimentata già qualche giorno fa, con l’acquisizione da parte di Piazzale Clodio di atti della magistratura vaticana che potrebbero dare nuovo impulso alle indagini sul caso della 15enne scomparsa nel 1983.

La scomparsa di Emanuela Orlandi, un mistero lungo 40 anni

Un impulso alla ricerca della verità che il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, sta incessantemente cercando di attivare dal minuto dopo la sparizione della sorella. Una vicenda intricata, funestata da depistaggi e dirottamenti che hanno minato le ricerche e sospeso interrogativi e sospetti. Allontanando per 4 decenni la verità su uno dei cold case più inquietanti della cronaca del Bel Paese. Un caso in cui piste che spuntano come funghi dopo una pioggia. Messaggi criptici e lettere anonime, hanno fin qui alimentato ombre e tesi investigative che finora non hanno portato a individuare colpevoli certi e manovalanza asservita.

Emanuela Orlandi, il ruolo della Banda della Magliana e di De Pedis

E a proposito di ruoli e di protagonista secondari attivi sulla scena del crimine, ancora ieri sera Pietro Orlandi, ospite in collegamento a Quarto Grado, insieme alla sua avvocatessa Laura Sgrò, il fratello di Emanuela ha insistito a ribadire la sua pervicace convinzione di un ruolo svolto nella vicenda dalla Banda della Magliana e di uno uno dei suoi boss, Enrico de Pedis, detto “Renatino”. Un nome, quest’ultimo, che venne associato al caso Orlandi a seguito di una telefonata anonima arrivata a Chi l’ha visto, dopo la quale emerse come fosse sepolto nella basilica di Sant’Apollinare per intercessione di un prelato.

Identikit, messaggi e lettere anonime alla ribalta tra piste e depistaggi

Un ruolo, quello di Renatino, che il fratello della giovane scomparsa, in diretta su Rete 4 ha ribadito anche ieri sera. Sostenendo che a suo avviso è possibile che la Banda della Magliana abbia avuto «un ruolo di manovalanza della sparizione di sua sorella». Una scomparsa che a sua detta coinvolgerebbe uomini del Vaticano e faccendieri con legami oltretevere non meglio identificati. Un rebus – rilanciato a suon di messaggi vocali e indiscrezioni messe su nero su bianco. Informazioni indirizzate negli anni alla famiglia di Emanuela – che in effetti farebbe riferimento anche alla testimonianza dell’ex amante del boss della Banda della Magliana, Sabrina Minardi.

Quell’audio con le controverse dichiarazioni di un ex della banda romana

Tra gli elementi emersi recentemente nel coacervo di ammissioni, accuse e sospetti. Tra elementi dei servizi segreti, malavitosi romani e tonache contrarie alla linea di papa Wojtyla, nelle ultime settimane sono spuntate anche dichiarazioni che, in un audio, lanciano gravi sospetti su Papa Giovanni Paolo II. Parole riportate all’attenzione dei media da Pietro Orlandi, che le ha consegnate anche alla giustizia vaticana. Un documento controverso, su cui si è aperto un acceso scontro, con tanto di richieste di scuse per aver infangato il nome del Papa Santo, che il fratello di Emanuela però non ha riconosciuto di dover pronunciare.

Caso Orlandi, Lupacchini: L‘ex Banda della Magliana fu indotto a fare quelle dichiarazioni?

Oggi, allora, a gettare un ulteriore ombra sull’attendibilità di quelle parole è intervenuto anche l’ex magistrato Otello Lupacchini, che commentando le ricostruzioni dell’ex della Banda della Magliana, Marcello Neroni, contenute in quell’audio, ha asserito netto: «Sulle affermazioni dell’ex della Banda della Magliana Marcello Neroni quello che mi interessa capire è quale scopo si proponeva chi lo mandò a fare quelle dichiarazioni». L’ex magistrato, noto per essersi occupato di alcuni dei fatti di sangue più noti dell’Italia – dall’omicidio del banchiere Calvi, all’inchiesta contro le nuove Br dopo l’assassinio del professor D’Antona – con l’Adnkronos si dimostra scettico sull’audio con le accuse a Giovanni Paolo II che hanno suscitato le polemiche recenti.

Da chi? E perché? «Neroni era un soggetto border line rispetto alla criminalità e ai Servizi…»

Del resto, il nome di Lupacchini è legato anche alla prima maxi retata contro la Banda della Magliana, di cui fu regista, l’operazione “Colosseo”, e per questo è grande conoscitore del gruppo criminale romano. Tanto che spiega: «Neroni era un soggetto border line rispetto alla criminalità e ai Servizi… Quindi il vero problema è capire chi è perché lo abbia indotto, 14 anni fa, a fare quelle dichiarazioni a ruota libera. Cosa si voleva far succedere?» sottolinea l’ex magistrato. Periodicamente, ancora a distanza di anni, si torna a parlare della Banda della Magliana e di un suo ruolo nella scomparsa di Emanuela.

Scomparsa Emanuela Orlandi, l’ex magistrato apre a nuovi dubbi e ulteriori sospetti

«Dopo averne negato per anni l’esistenza stessa, mentre la Capitale era messa a ferro e fuoco, poi si è scoperto che poteva essere un trend», rimarca Lupacchini. «Il condimento adatto da mettere ovunque – afferma –. Oggi tutto è banda della Magliana. Ma occorre parlarne per fatti accertati. Per i fatti in cui invece non ci sono prove lì ognuno può raccontare ciò che vuole»… E apre a nuovi dubbi. A ulteriori sospetti che gravitano da quarant’anni introno alla galassia del mistero su Emanuela Orlandi…

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