Fiera dell’utero in affitto, a Milano ci riprovano. Sollevazione bipartisan: “Pratica abominevole”
Quest’anno si chiama «Wish for a baby» e non più «Un sogno chiamato bebè». Ma cambia poco: la “fiera della fertilità”, in programma a Milano il 20 e 21 maggio, continua ad avere i connotati della “fiera dell’utero in affitto” sotto mentite spoglie. Sul sito dell’evento, infatti, non si fa riferimento diretto alla pratica, ma una serie di indicazioni civetta lasciano intendere che sia esattamente lì che si va a parare: una su tutte, il ripetuto richiamo a «metodi», «esperti» e «cliniche» all’estero. Insomma, «Wish for a baby» promette di essere una bella vetrina per una pratica che l’Italia non solo vieta, ma che sta anche cercando di rendere reato universale. Lo scorso anno «Un sogno chiamato bebè» saltò per la sollevazione politica e sociale che suscitò. Quest’anno si sta riproponendo la stessa indignazione. Era prevedibile, eppure i promotori hanno deciso di provarci lo stesso.
La fiera dell’utero in affitto arriva in Parlamento: interrogazioni da FdI e Avs
La deputata di FdI, Grazia di Maggio, ha presentato un’interrogazione su “Wish a baby”, indicando l’appuntamento come «una vera e propria fiera della maternità surrogata». «Una sorta di fiera dei bambini che, inoltre, mercifica il corpo della donna trasformandola in un oggetto», ha proseguito Di Maggio, che si è rivolta ai ministri dell’Interno, della Giustizia e per la Famiglia per chiedere «se siano a conoscenza dei contenuti di questo evento e quali azioni intendano intraprendere per garantire il rispetto delle leggi vigenti e contrastare ogni forma di promozione commerciale legata a pratiche illegali». Sul tema è intervenuta anche la capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera, Luana Zanella, che ha rivolto la sua interrogazione al ministro della Salute Orazio Schillaci, chiedendo di fermare un evento che «propone un’idea di bimbi trasformati in merce e del corpo delle donne in contenitore».
Sollevazione bipartisan anche al Comune di Milano
Un’iniziativa simile è arrivata anche a livello locale, dove le consigliere comunali di Milano Roberta Osculati del Pd e Deborah Giovanati della Lega hanno dato voce, insieme, all’indignazione bipartisan per l’evento, chiedendo in un ordine del giorno che il sindaco Giuseppe Sala si attivi per «fare chiarezza» e che «Questura e forze dell’ordine si attivino per evitare una violazione palese della legge». «Constatiamo – hanno sottolineato le due consigliere – che sia sempre più importante e necessario parlare di maternità oggi, anche nella nostra città, ma non possiamo accettare che vengano surrettiziamente passati contenuti contrari alle norme in vigore nel nostro Paese, che con l’art. 12 della Legge 40/2004 vieta e sanziona qualsiasi forma anche solo di pubblicizzazione della maternità surrogata».
Alla Camera prosegue l’iter per rendere l’utero in affitto reato universale
«Mi unisco al coro unanime e trasversale alle forze politiche che considera semplicemente inaccettabile la manifestazione “Wish for a baby”, che mette in piazza i bambini trasformati merce e il corpo delle donne in contenitore da poter noleggiare all’occorrenza, riducendo la fertilità e la genitorialità in meri oggetti sui quali lucrare con sapienti azioni di marketing. Un’iniziativa che va fermata come prevede la legge 40 che vieta anche la sola propaganda dell’utero in affitto in Italia. L’auspicio è che il Prefetto ne disponga immediatamente la chiusura perché contraria alla legge e all’ordine pubblico», ha detto anche la capogruppo di FdI in commissione Giustizia della Camera, Carolina Varchi, e prima firmataria, insieme alla collega Maddalena Morgante, della legge che chiede che la maternità surrogata diventi reato universale. Si tratta di «una pratica abominevole», ha commentato Morgante, salutando il nuovo avanzamento dell’iter come «un bel regalo in vista della festa della mamma».