Il nuovo capo della Polizia: chi è Vittorio Pisani, il “supersbirro” che osò sfidare Saviano

11 Mag 2023 18:49 - di Francesca De Ambra
Pisani

Ha faccia del duro e l’origine meridionale come ogni sbirro che si rispetti. In più, Vittorio Pisani, calabrese, nuovo capo della Polizia, conosce come pochi l’arte della parola e del silenzio. Usa la prima con efficace parsimonia e sceglie il secondo quando è tempo di far parlare i fatti. Ne ha fornito ampia prova quando un insidioso procedimento giudiziario intentato nel 2011 dalla Dda di Napoli lo ha tenuto per ben due anni sulla graticola del sospetto. I magistrati antimafia lo accusavano di aver spifferato ad un imprenditore in odore di camorra l’esistenza di un’indagine a suo carico. Ad additarlo, un ex-confidente che lui stesso aveva catturato: Salvatore Lo Russo, alias o’ Capitone, tra i referenti della cosiddetta Alleanza di Secondigliano, un cartello criminale che proprio Pisani aveva colpito e indebolito.

Pisani fu incriminato e assolto per collusione con la camorra

Per chi lo sbirro lo fa sul campo e non solo dietro una scrivania in ascolto di intercettazioni e pentiti, l’incriminazione è un inconveniente del mestiere. E da buon investigatore Pisani nuotava in acque salmastre, dove l’agguato proditorio è la regola. Fatale, perciò, che malafede e  malasorte non gli consentissero di fare eccezione. Cosicché quando o’ Capitone da confidente è diventato collaboratore di giustizia, il fango è arrivato puntuale come una cambiale. Il processo gli ha però reso giustizia: assolto perché il fatto non sussiste. Non lo arrestarono Pisani. In compenso, lo allontanarono da Napoli per spedirlo tra le scartoffie dell’Ufficio immigrazione della Capitale. Ma lui c’è quando il 7 dicembre del 2011, in un bunker dell’agro aversano, arrestano Michele Zagaria, primula rossa del clan dei Casalesi. Fu questa la sua risposta a chi aveva dubitato di lui.

L’intervista sulla scorta allo scrittore

Erano invece parole quelle dedicate a Roberto Saviano in un’intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno. Si era in pieno post-Gomorra e la Squadra mobile aveva ricevuto l’incarico di riscontrare le minacce denunciate dallo scrittore al fine di fornirgli una protezione. «Dopo gli ac­certamenti demmo parere negativo sull’asse­gnazione della scorta», rivelò Pisani. Per poi aggiungere: «Io faccio anticamorra dal 1991. Ho arresta­to centinaia di delinquenti. Ho scritto, testimo­niato… Beh, giro per la città con mia moglie e con i miei figli, senza scorta. Resto perplesso quando vedo scortate persone che hanno fatto meno di tantissimi poliziotti, carabinieri, magi­strati e giornalisti che combattono la camorra da anni. Non ho mai chiesto una scorta. Anche perché non sono mai stato minacciato (…)». Una valutazione, la sua, poi “corretta” dal Viminale. Pur tuttavia basta a avanza per capire che il nuovo capo della Polizia non sarà mai solo «chiacchiere e distintivo».

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