Incoronazione di Carlo III, “reprobi” in scena: cos’è successo a Harry, Andrea e contestatori
La solitudine del principe Harry, i fischi al principe Andrea, gli arresti dei contestatori: all’incoronazione di Carlo III la festa per alcuni è un po’ meno lieta che per altri, non qualche strascico di polemiche.
Harry senza Meghan all’incoronazione di Carlo: in terza fila e passo dietro le cugine
Come ampiamente annunciato, il secondogenito di Carlo partecipa alla cerimonia di incoronazione del padre senza la moglie Meghan Markle, rimasta in California insieme ai figli. Il momento in cui Harry è entrato da solo nell’abbazia di Westminster, al seguito delle cugine Eugenia e Beatrice accompagnate dai rispettivi consorti, è stato uno dei più attenzionati, anche se non sembra abbia rubato la scena al re e alla regina, come pure si temeva. Harry, che per la cerimonia è stato posizionato in terza fila, era in abito civile di gala, con alcune decorazioni appuntate sul petto, ma senza l’amata divisa cui ha dovuto dire addio quando ha scelto di allontanarsi dalla corona. Una volta finita la cerimonia il duca di Sussex tornerà subito negli Usa, con la motivazione ufficiale di essere a casa in tempo per festeggiare il figlio Archie che proprio oggi compie 4 anni.
Il principe Andrea prende fischi e “buuu” mentre va all’incoronazione
Dunque, allo stato attuale Harry se l’è cavata “solo” con tanta curiosità. È andata decisamente peggio a suo zio Andrea, l’altro “reprobo” di casa reale. Il principe, ormai in disparte da tempo per via del coinvolgimento nello scandalo Epstein, è stato contestato dalla folla assiepata sulla strada verso l’abbazia di Westminster. Quando la sua auto è passata sul Mall, infatti, il terzo genito della regina, privato anche dei gradi militari, si è sentito rivolgere fischi e sonori “buuuu”.
Gli arresti alle manifestazioni dei repubblicani e degli ambientalisti
Non sono mancate, poi, contestazioni alla monarchia tout court, nell’ambito delle quali è stato arrestato il leader di uno dei principali movimenti repubblicani britannici, Graham Smith. Secondo quanto riporta il Guardian, Smith è stato fermato, verso le 7.30 ora locale, dopo aver portato un megafono alla manifestazione a Trafalgar Square dove alcune centinaia di contestatori si sono riuniti con striscioni e magliette con lo slogan “Not My King”. Oltre a quello di Smith, secondo quanto dichiarato dagli attivisti, vi sarebbero stati altri cinque arresti tra i repubblicani.
In tweet, la polizia londinese aveva avvisato nei giorni scorsi una politica di “poca tolleranza” verso ogni tentativo di creare disordini durante la giornata dell’incoronazione. Una linea di fermezza adottata anche nei confronti di una ventina di ambientalisti del gruppo “Just Stop Oil”, anche loro arrestati. Gli attivisti hanno accusato le forze dell’ordine di averli fermati solo perché “indossavano delle magliette” del gruppo. “Non era pianificata alcuna azione, non avevano intenzione di saltare le barriere, si limitavano a mostrare le loro magliette e tenere bandiere con la scritta Just Stop Oil”, ha sottolineato un portavoce del gruppo, definendo la situazione un “incubo distopico”.
Scotland Yard parla di “numerosi arresti” e del rischio di “danni criminali”
Scotlan Yard, del resto, a pochi minuti dall’inizio della cerimonia ha fatto sapere via Twitter che era in corso una “importante” operazione, che aveva condotto a “numerosi arresti nell’area di Carlton House Terrace”. Altre quattro persone sono state fermate nell’area di St Martin’s Lane con l’accusa di “associazione a delinquere finalizzata al disturbo della quiete pubblica” e tre nella zona di Wellington Arch, “sospettate di possesso di oggetti per causare danni criminali”.
Le accuse delle associazioni per i diritti umani: “Roba da Mosca, non da Londra”
Gli arresti hanno suscitato la reazione delle associazioni per i diritti umani. Di vicenda “incredibilmente allarmante”, che “uno si aspetterebbe a Mosca e non a Londra” ha parlato la direttrice di Human Rights Watch nel Regno Unito, Yasmine Ahmed, mentre l’associazione Liberty Human Rights ha parlato di “un pericoloso precedente per la nostra nazione democratica”.