La Corte Suprema Usa assolve le Big Tech: non hanno aiutato l’Isis mancando di monitorare il web

20 Mag 2023 7:30 - di Redazione
ISIS

Le Big Tech Twitter e Google che erano state accusate dai familiari di vittime di attentati terroristici di aver “aiutato e sostenuto” l’Isis nel condurre gli attacchi, sono, in realtà, non colpevoli, ha stabilito la Corte Suprema degli Stati Uniti che ha deliberato in loro favore respingendo il ricorso.

“Le accuse dei ricorrenti sono insufficienti a stabilire che questi imputati abbiano aiutato e sostenuto l’Isis nel portare a termine gli attacchi in questione”, dice il presidente della Corte, Clarence Thomas che ha scritto la sentenza della decisione presa, all’unanimità, dai giudici per il ricorso contro Twitter.

Ricorso che era stato presentato dai parenti americani di Nawras Alassaf i quali hanno sostenuto che il social media non ha monitorato i contenuti relativi allo Stato Islamico prima dell’attacco alla discoteca Reina in Turchia in cui il primo gennaio 2017 rimasero uccise 39 persone, tra le quali Alassaf.

La Corte ha usato argomenti simili per non accogliere il ricorso contro Google presentato dalla famiglia di una studente americano ucciso in un attacco dell’Isis a Parigi in cui si affermava che la piattaforma era da considerarsi responsabile per i video del gruppo terroristico pubblicati su You Tube.

I sommi giudici hanno riconosciuto che le piattaforme possono essere considerate responsabili di non aver fatto “abbastanza per rimuovere utenti e contenuti affiliati all’Isis“, ma ritengono che non sia stato dimostrato che abbiano “intenzionalmente fornito aiuti sostanziali” per gli attacchi.

Con questa decisione la Corte Suprema ha evitato di entrare nello spinoso dibattito sulla famosa Sezione 230 del Communications Decency Act, che dal 1996 assicura alle società di Internet una protezione dalla responsabilità per i contenuti pubblicati da terzi.

Da anni Donald Trump tuona contro questa misura, ma anche all’interno del Partito democratico c’è chi vorrebbe rivederla.

Anche se le sentenze stabiliscono che, in questi casi, non vi sono responsabilità per le quali Google e Twitter devono essere protette, la decisione dei giudici di non toccare la sezione è una vittoria importante per Big Tech.

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