«Le riforme vanno fatte e le faremo», il centrodestra all’opposizione: non scegliete l’Aventino
Condivisione e dialogo. Il centrodestra ribadisce il metodo del confronto sulle riforme alla vigilia dell’incontro con le opposizioni. Ma con presupposto preciso: «Siamo stati eletti non per le nostre belle facce ma sulla base di un programma. Uno dei punti era quello delle riforme e intendiamo portarlo avanti», dice Lucio Malan, presidente dei senatori FdI a Sky Agenda. Il fatto che i cittadini possano «scegliere direttamente chi governa pensiamo sia una cosa positiva».
Riforme: dalle opposizioni solo propaganda. Tajani: “Noi andremo avanti”
Le opposizioni sembrano prese un po’ in contropiede. Chiaramente, avendo sempre sostenuto posizioni diverse tra loro, non hanno una linea univoca. Vanno in ordine sparso. E aggrappandosi alla propaganda, tentano di frenare, utilizzando i soliti slogan. Ma il tema è cruciale e non può essere affrontato con superficialità, pensando al proprio orticello. Sulle riforme «la ricetta migliore va trovata insieme», sottolinea Antonio Tajani a “Mezz’ora in più”, ospite di Lucia Annunziata. «Se l’opposizione si mettesse sull’Aventino, commetterebbe un grave errore. La riforma istituzionale è parte del nostro programma e vogliamo realizzarla». Ma se le opposizioni «dovessero scegliere di ritirarsi dal tavolo con la maggioranza sulle riforme, noi andremo avanti. Poi ci saranno i referendum e decideranno i cittadini».
Riforme, Schlein e Conte in difficoltà
In difficoltà Elly Schlein. «Avremo questo incontro con il governo. Siccome siamo un partito democratico in cui si discute, faremo una segreteria e ci confronteremo con i nostri deputati e senatori delle Commissioni Affari Costituzionali. E poi andremo a sentire che cosa ha da dire il governo a questo proposito». Dal canto suo Giuseppe Conte dice: «Sicuramente ci sediamo al tavolo per ascoltare quello che ci verrà proposto». Però «chiarisco subito che vogliamo che questo tavolo parta da una diagnosi condivisa, poi discutiamo sui rimedi. Fughe in avanti in questo contesto mi sembrano molto insidiose». Calenda cerca di essere invece propositivo: «Andremo all’incontro proponendo le priorità del nostro programma elettorale, che riprendono molti punti del referendum del 2016. Più poteri al premier, monocameralismo, riordino del federalismo. Siamo contrari a toccare la figura del Presidente della Repubblica. In un paese (troppo) diviso è l’unico punto di riferimento riconosciuto da tutti».