Lirio Abbate getta il fantasma di Carminati addosso alla destra di governo. Colosimo: ora basta, querelo
“Sto procedendo a querela per l’incredibile articolo odierno di Repubblica. Certi limiti di falsità non è consentito a nessuno oltrepassarli”. Lo afferma, in un tweet, la deputata FdI Chiara Colosimo. Oggetto, negli ultimi giorni, di un indecente linciaggio mediatico per una foto che la ritrae con Luigi Ciavardini. E’ stato Goffredo Ranucci con la sua trasmissione Report a dare il via al killeraggio cui è seguita ovviamente lettera indignata dei parenti delle vittime della mafia che asseriscono che Colosimo non può presiedere, per quella foto, la commissione Antimafia. Un copione che è sembrato da subito orchestrato a tavolino.
Sono i polveroni di stile sovietico sollevati per distruggere la reputazione dell’avversario che non si riesce a sconfiggere nelle urne. Modalità che conosciamo bene. Un campo nel quale entra a gamba tesa anche Lirio Abbate, che da fine febbraio fa l’inviato a Repubblica. L’intento dell’articolo di Abbate, che non vale la pena neanche di riassumere, è di dimostrare che FdI pullula di fiancheggiatori di ex terroristi neri, pericolosi fascisti che anziché stare in carcere siedono nelle segreterie politiche di questo o quell’altro esponente di rilievo delle istituzioni. Per sostenere questa tesi ci ripropone tutta la storia dei Nar e del nero Massimo Carminati: tizio lo ha incrociato al ristorante, Caio lo ha salutato, Sempronio gli ha fatto l’occhiolino. Allarme, allarme! Pericolo! Stanno tornando quelli del “mondo di mezzo”. A Lirio Abbate, inchiestista visionario, non pare vero di poter rielaborare le sue ossessioni grazie al sodale Ranucci che gli ha offerto quella foto per costruire castelli di carta.
E si lancia così nei più arditi collegamenti: mette in mezzo Domenico Gramazio, e lo presenta come grande amico di Carminati. Cita le vicende giudiziarie del figlio Luca e poi quando si arriva al sodo, questo sodo è che Gramazio ha votato e ha fatto votare Francesco Rocca. Nella cui giunta siede Marco Mattei che “per ben due volte” andò al ristorante con Massimo Carminati. arrestato peraltro quasi dieci anni fa mentre in precedenza era un uomo libero, libero anche di andare al ristorante. Quando ci furono questi incontri? Abbate non ce lo dice.
E si passa poi a denigrare Marcello De Angelis, responsabile della comunicazione della Regione Lazio. Uno che è stato per due volte parlamentare senza che nessuno alzasse il sopracciglio ma la cui nomina avrebbe suscitato “reazioni negative”. Quali? Quelle di Repubblica, di Abbate e di Fittipaldi forse. Ultimo personaggio nel mirino Gianmarco Chiocci, giornalista che sarebbe candidato secondo Abbate a dirigere il Tg1. Chiocci incontrò Carminati che gli raccomandò un centro per bambini disabili ad Acilia. Accusato di favoreggiamento, per lui il giudice ha disposto il non luogo a procedere.
Ora, tutta questa fuffa a cosa serve? A dire che c’è l’ombra di Carminati che incombe su FdI, sulla destra e su… Chiara Colosimo che incontrò Ciavardini che è amico di Carminati che andò a cena con Marco Mattei che ora lavora col ministro Schillaci. Tutto si tiene nella mente di Lirio Abbate. Nella logica disarmante della sua filastrocca nera. Non sappiamo in quella dei suoi lettori. Insomma siccome i giudici hanno smontato la tesi secondo cui Carminati era al vertice della cupola mafiosa, ora Abbate lo mette al vertice del sistema delle nomine a destra. Di certo la querela annunciata da Chiara Colosimo non potrà essere sufficiente a fermare questa macchina del fango nel cui stile si riconosce l’impronta delle trame nere inventate negli anni Settanta. E non sarà sufficiente perché sappiamo, anche, che spesso egocentrismo narcisistico e paranoia vanno di pari passo.