Liste di attesa nel Lazio, Rocca: “Entro l’anno si vedrà l’effetto della sinergia pubblico-privato”
Avanti tutta con lo smaltimento delle liste d’attesa in Regione Lazio. Manca poco al giro di boa dei primi 100 giorni di governo di Francesco Rocca. Che ha posto in cima all’agenda del nuovo corso post-Zingaretti le interminabili e inaccettabili liste di attesa per le prestazioni sanitarie e il problema dei posti letto.
Liste di attesa, Rocca: entro l’anno i primi risultati
“L’effetto Rocca sulle liste d’attesa lo vediamo mi auguro entro il 31 dicembre”, dice lo stesso governatore del Lazio. “Perché abbiamo chiamato tutta la parte della sanità privata, che non era mai stata chiamata a rispondere, e gli abbiamo dato come termine ultimo il 31 dicembre 2023″. Parliamo di centinaia di migliaia di prestazione specialistiche ambulatoriali – chiarisce Rocca – che oggi non entravano nel ReCup. Oggi grandi strutture private davano l’1% o 0,3% di disponibilità al nostro ReCup. È ovvio che con le agende aperte diventava difficile fare questa operazione. Quindi adesso ci sono i tecnici a lavoro per far in modo che la transizione sia completa entro il 31 dicembre”.
Se il privato non risponde, tolgo le convenzioni
“Diversamente”, chiarisce il governatore a margine dell’inaugurazione del nuovo blocco ospedaliero ‘hi-tech’ dell’ospedale San Camillo, “non mi farò scrupoli a revocare gli accreditamenti a chi non si metterà a disposizione del ReCup”. Dal primo gennaio 2024 – sottolinea – l’unico punto di accesso alle prestazioni sarà il ReCup. “Questo ci consentirà anche di individuare quali prestazioni specialistiche dover andare ad investire in maniera puntuale. Oggi praticamente il 70-75% delle prestazioni specialistiche non è dentro il ReCup. Quindi capita che il cittadino telefoni e gli viene dato l’appuntamento a maggio 2024. E in realtà in una delle strutture private accreditate di può fare in tempi molto più ragionevoli”.
Serve vigilare su quello che la Regione paga
“E’ importante governare tutto ciò che la Regione Lazio paga con una logica di buon senso”, questa la filosofia. “I contratti che sono stati fatti prima di me con i privati prevedevano già che il 70% delle prestazioni dovesse andare nel ReCup. Ma se non si vigilia accade quello che abbiamo visto. Io li ho chiamati e ho detto che non devono costringermi ad azioni di responsabilità e a revocare gli accreditamenti. Ma lavoriamo tutti insieme. Datemi le prestazioni che io pago”.