Piantedosi: “A Milano 430 nuovi agenti. I migranti? Per prevenire i reati non basta accogliere”
Dati alla mano, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha spiegato che “non esiste un’emergenza sicurezza a Milano, come non esiste nel resto d’Italia”. Ciononostante esiste “un tema”, che il governo intende affrontare con una strategia complessiva: più uomini, più strutture, più collaborazione tra tutti i soggetti. Si tratta di un piano che il titolare del Viminale ha illustrato durante il Comitato per l’ordine e la sicurezza che si è tenuto oggi in città, dopo gli allarmanti episodi di violenza che hanno colpito in particolare le donne nella zona della stazione centrale e della movida. “Soddisfazione” è stata espressa anche dal sindaco Giuseppe Sala.
Piantedosi: “A Milano 430 nuovi agenti”
“Tra Polizia di Stato, Arma dei carabinieri e Guardia di finanza, per quelli che sono gli incrementi di assunzioni che riguardano quest’anno, arriviamo a 430 persone, di cui metà già immesse nelle rispettive strutture”, ha ricordato il ministro. In particolare, ha aggiunto, anche il dato delle nuove immissioni al netto dei pensionamenti “ci dà molta soddisfazione, perché sono oltre 250 quelli che sono in più”. Si tratta, inoltre, di personale che per grado, età e operatività negli “scenari operativi” è assai più spendibile di quello in uscita.
Reati calati del 39% rispetto al 2019: “Non esiste un’emergenza, ma un tema c’è”
Il focus è stato in particolare sulla zona della stazione. “Abbiamo fatto una verifica delle iniziative del primo quadrimestre dell’anno nella zona della Stazione Centrale di Milano e abbiamo confrontato i dati con quelli del 2019 (anno pre-Covid, quindi l’ultimo statisticamente rilevante, ndr): nel quadrante della Stazione i reati tipici come furti, rapine, lesioni personali e violenze sessuali, sono calati del 39% rispetto al 2019 per effetto dei servizi”, ha spiegato il ministro, sottolineando anche che a Milano “abbiamo una percentuale quasi del 100% dell’assicurazione alla giustizia degli autori di questi reati”.
Lavorare anche sulla “percezione”
Dunque, “se dessimo valore al dato statistico, diremmo che c’è una proficua valenza dei servizi che stiamo facendo”. “Ma – ha chiarito il ministro – c’è anche un problema di percezione, che non sottovalutiamo”. “Tutto ciò che induce a preoccupazione le persone, tutto ciò che genera quelle rappresentazioni delle stazioni come luoghi in cui le persone, e soprattutto le donne, hanno paura di transitare, è un problema che ci occupa e che ci preoccupa, di cui ci dobbiamo fare carico”, ha spiegato Piantedosi, spiegando che oltre che sulla maggiore presenza di agenti il governo punta anche su una riscrittura della fisionomia delle stazioni, in modo da renderle luoghi naturalmente più sicuri e rassicuranti.
Il piano complessivo per le stazioni
“C’è un discorso complessivo e personalmente intendo portare alla prossima riunione del tavolo anche la componente del gruppo Ferrovie dello Stato”, ha spiegato il ministro, richiamando il progetto del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini “per la creazione di una security aziendale, che vedrà una particolare attenzione anche qui a Milano e in Lombardia, ma più in generale anche un’attenzione al modo di proporre le stazioni” e per la creazione “delle precondizioni di arredo interno delle stazioni e delle zone circostanti, per colmare quei coni d’ombra che talvolta possono creare i presupposti perché certi luoghi siano fattori di favore per la commissione di certi reati, ma soprattutto siano fattore di preoccupazione per le persone che devono attraversarli”.
Piantedosi: “I migranti? Dare accoglienza non basta a prevenire i reati”
Piantedosi, infine, si è fermato anche sul tema dei migranti. “Si è parlato del trattenimento nei Cpr: non è vero che sono luoghi dove vengono ristrette persone che non hanno commesso nulla”, ha detto il ministro, rispondendo alle domande dei giornalisti. “Certo c’è di base la violazione amministrativa per l’irregolarità della posizione di soggiorno, ma ci sono quasi sempre persone su cui i questori fanno valutazioni di pericolosità. Quindi, e su questo anche a Milano c’è condivisione, estendere la potenzialità dei Cpr per il trattenimento degli stranieri può essere un elemento accessorio e complementare per assoggettare alle conseguenze di legge chi partecipa a certi episodi”. “Credo che vada anche sfatato il discorso – ha aggiunto Piantedosi – che basta dare accoglienza per prevenire i reati”, ha chiarito, ricordando che “non c’è dubbio che l’emarginazione è un fattore di insicurezza. Riconducibile agli stranieri sì, lo dicono i dati”, perché, ha sottolineato, “è evidente che la popolazione straniera più facilmente finisce nei gorghi dell’emarginazione”.