Prima risposta da Mosca all’attacco al Cremlino: pioggia di missili e droni sull’Ucraina
Mosca si prepara a reagire contro l’Ucraina all’incredibile attacco di droni esplosivi subìto al Cremlino convinta, però, che non ci sia solo la mano di Kiev nell’attentato alla residenza di Putin e che un ruolo determinante l’abbia avuto l’intelligence occidentale, statunitense o britannica, quest’ultima molto attiva nel conflitto. O forse entrambe.
E anche se i vertici di Kiev negano risolutamente qualsiasi responsabilità, Mosca non sembra avere dubbi mentre continuano gli attacchi di droni ucraini sulle infrastrutture russe, soprattutto energetiche.
Tanto che, secondo l’intelligence britannica, a causa dei ripetuti attacchi di Kiev con droni ai depositi di carburante nelle regioni russe al confine con l’Ucraina, Mosca sarà costretta a modificare le vie di rifornimento, facendo affidamento su depositi meno minacciati.
Il serbatoio di stoccaggio dei prodotti petroliferi della raffineria di Ilskyn, nella parte meridionale della regione di Krasnodar, in Russia, è andato a fuoco in nottata – non ci sono stati feriti – a seguito, ha rivelato la Tass, dell’attacco di un drone non identificato. E l’incendio è stato domato poco dopo le 5 di questa mattina ora locale, due ore dopo l’intervento delle squadre di emergenza.
Un altro serbatoio di stoccaggio di petrolio aveva preso fuoco nell’insediamento di Volna, nel territorio di Krasnodar, alle prime ore di ieri.
Dall’inizio della guerra, ci sono state numerose segnalazioni di incendi scoppiati in tutta la Russia e altri atti di sabotaggio che si ritiene siano stati compiuti dall’esercito ucraino o da gruppi partigiani locali.
Ma sono episodi comunque marginali rispetto all’attacco portato in profondità contro il Cremlino definito, da Mosca, un “atto di terrorismo” ucraino all’ufficio del presidente, “un attacco pianificato e un attentato alla vita di Vladimir Putin“.
Il Comitato investigativo russo ha annunciato, sul suo canale Telegram, che “un procedimento penale è stato aperto ai sensi dell’articolo 205 del codice penale della Federazione russa (atto terroristico) in relazione a un tentativo da parte del regime di Kiev di colpire veicoli aerei senza pilota la residenza del Cremlino del presidente russo“.
Un’azione che, come preannunciato dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, legittima ad “azioni di rappresaglia da parte della Russia, quando lo si riterrà opportuno”.
Ancora più netto il numero due del Consiglio di sicurezza russo, Dmitri Medvedev: “Dopo l’attentato terroristico odierno, non restano alternative all’eliminazione fisica di Zelensky e della sua cricca”.
L’ambasciatore russo a Washington, Anatoli Antonov è stato altrettanto esplicito lanciando un avvertimento all’Ucraina: “la Russia risponderà quando lo riterrà necessario”, e lo farà attenendosi “all’esito delle valutazioni della minaccia che Kiev ha posto alla leadership del nostro paese”.
Antonov ha espresso, inoltre, critiche a Washington per la reazione all’attacco alla residenza del presidente russo. “Speravamo – ha detto – che l’amministrazione avesse il coraggio e la dignità di condannare questo atto terroristico“.
“Oggi gli Stati Uniti stanno proteggendo i criminali di Kiev – ha accusato il diplomatico. – Le dichiarazioni di alti funzionari secondo cui Kiev può scegliere come difendersi sono un esempio da manuale di doppio standard, una politica per incoraggiare il regime di Zelensky ad attaccare la Federazione Russa”.
In risposta a una domanda della stampa, condivisa dall’Ambasciata attraverso il suo account Telegram, il rappresentante di Mosca negli Stati Uniti ha duramente rimproverato le teorie secondo cui la Russia avrebbe potuto simulare l’attacco, definendole “blasfeme e false”.
È una delle teorie – l’altra è quella di un attentato organizzato da dissidenti interni russi – che l’intelligence occidentale sta veicolando in queste ore.
“Lo sanno tutti che Putin non sta al Cremlino e non c’è nessun vantaggio per l’Ucraina nel colpirlo”, sostiene un’importante fonte del ministero della Difesa britannica parlando con Sky news, proprio in riferimento al drone esploso sopra la cupola del Senato russo.
“Tutto è possibile – afferma la fonte – ma non c’è alcun vantaggio per l’Ucraina nel farlo, non c’è alcun vantaggio militare, tutti sanno che Putin non rimane al Cremlino. Semmai l’episodio è a favore della Russia, che cerca così di ottenere sostegno contro l’Ucraina”.
In attesa di una reazione di Mosca adeguata allo smacco subìto, comunque stanotte missili e droni russi hanno colpito in maniera pesante l’Ucraina e un intenso attacco aereo è stato lanciato su Kiev prima dell’alba.
“La nostra città ha sperimentato l’attacco più cruento dall’inizio dell’anno”, ha scritto, su Telegram, Serhiy Popko, sottolineando che tutti i missili e i droni nemici sono stati distrutti. E che non si sono registrate vittime.
Ma esplosioni sono state udite anche a Odessa e Zaporizhzhia, mentre gli allarmi aerei sono risuonati nella maggior parte della parte orientale del paese.
Nel mirino dei russi sono finite anche Chernihiv, Sumy, Poltava, Kirovohrad, Kharkiv, Mykolaiv e Dnipropetrovsk.
A Odessa alcuni ‘messaggi’ sono stati trovati sui droni lanciati nella notte. “Per Mosca”, “per il Cremlino”, si legge in quello che appare come un riferimento a quanto accaduto ieri, all'”attentato” alla vita di Vladimir Putin denunciato dal Cremlino.
Le immagini diffuse dal Comando meridionale delle forze ucraine mostrano i messaggi scritti su due ‘code’ dei droni, che – secondo gli ucraini – indicano l’apparente “ragione per l’attacco”.
Secondo il Comando, Odessa è stata oggetto di un attacco con 15 droni Shahed-131/136, 12 dei quali sono stati abbattuti. Gli altri tre hanno colpito gli alloggi di un istituto d’istruzione.
non isoliamo Putin ma isoliamo zelesky .