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Qatargate, Bellini (commercialista di Panzeri) non risponde ai pm: una carriera in quota Pd

Qatargate, Bellini (commercialista di Panzeri) non risponde ai pm: una carriera in quota Pd

Politica - di Giovanni Pasero - 5 Maggio 2023 - AGGIORNATO 6 Maggio 2023 alle 10:53

È stata convocata dai pm di Milano per un interrogatorio nei giorni scorsi, ma ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere Monica Rossana Bellini, la commercialista di Antonio Panzeri, l’ex europarlamentare tra i protagonisti dell’indagine di Bruxelles sul Qatargate.

Interrogata mercoledì 3 maggio dall’aggiunto Fabio de Pasquale, titolare del fascicolo, la professionista non ha risposto alle domande. La donna, su cui pende l’udienza di estradizione (fissata per martedì 9 maggio), è socia di Equality società di consulenza con uffici a Opera che avrebbe svolto un “ruolo importante nel rientro del contante provenienti dal Qatar”, una società col fine di dare “al flusso di denaro una veste legale”.

Maria Rosanna Bellini, ex assessore nella giunta Pd di Pieve Emanuele

La commercialista di Panzeri ha svolto numerosi incarichi in vari comuni e partecipate, sempre sotto amministrazioni di centrosinistra, l’area politica di appartenenza di Panzeri che, nella storia professionale della stessa commercialista, ricorre con ulteriori ruoli in parecchi comuni. Bellini è stata anche, per 11 anni, assessore a Pieve Emanuele. Fino al momento in cui è scoppiato il Qatargate era presidente di Assemi Azienda Sociale Sud Est Milano partecipata da nove comuni del sud est Milano fra cui Paullo e San Giuliano Milanese. Tra gli incarichi ricoperti, anche uno presso “Afol Metropolitana”.

L’inchiesta meneghina si concentra proprio sulla società di consulenza che sarebbe stata creata con Silvia Panzeri, figlia dell’ex eurodeputato Pier Antonio, e che ha come ex soci Luciano e Stefano Giorgi, rispettivamente padre e fratello del compagno dell’ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili, tra i nomi centrali dell’inchiesta a Bruxelles. Bellini è indagata con Manfred Forte e Dario Vittorio Scola ritenuti “prestanomi” della società, non più operativa, attraverso cui “potrebbe essere stato realizzato un riciclaggio pari a 300mila euro”, soldi partiti da Inghilterra e Turchia e arrivati nella casse della Equality, la presunta ‘lavatrice’ per riciclare le ipotetiche mazzette incassate dall’ex eurodeputato.

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di Giovanni Pasero - 5 Maggio 2023