Roccella contro l'”amichettismo” del Pd: “Che noia la cultura di sinistra ridotta al salottino di Zoro”…
«Mi hanno delusa non tanto i ragazzi che mi hanno censurato quel pomeriggio, quanto le reazioni del giorno dopo. A cominciare dai politici, dai quali mi sarei aspettata almeno la classica formula volterriana che in questi casi non si nega a nessuno: “Non condivido nulla di ciò che dici, ma lotterò perché tu lo possa dire”». In un’intervista a Libero in edicola oggi il ministro Roccella esamina con lucidità – e un’indignazione tutt’altro che sopita – quanto accaduto al Salone del libro di Torino e, soprattutto, nel day after, riletto al rovescio da politici e intellettuali di sinistra che, pur di cavalcare lo scontro politico, hanno giustificato l’inaccettabile comportamento dei manifestanti in azione.
La Roccella replica alla sinistra che ha giustificato bavaglio e censura
A partire da Elly Schlein che, come sottolinea la titolare del dicastero della Famiglia rispedendo al mittente lettura dei fatti e pistolotto antigovernativo della segretaria Pd, «quando è iniziata la contestazione ero calma perché, a differenza di quello che dice Elly Schlein, il dissenso non mi turba, purché si manifesti in forma nonviolenta. È giusto rivendicare per sé uno spazio di parola, non è mai giusto negarlo ad altri. Ma impedire a qualcun altro di parlare è violenza, qualcosa che ho visto esercitare contro il “nemico ideologico” negli anni Settanta e che ha prodotto un crescendo di intolleranza, fino agli esiti ben noti. A Roma sono già spuntati i manifesti col ritratto mio, odi Giuseppe Valditara, e la scritta “Wanted”».
«Non immaginavo che avremmo assistito a una gara di arrampicate sugli specchi»
E ancora. «Non immaginavo che avremmo assistito a una gara di arrampicate sugli specchi, nel tentativo di giustificare l’idea secondo cui un’autrice che presenta un libro, siccome è anche membro del governo Meloni, non può parlare. Ci sono state anche eccezioni, per fortuna: Matteo Renzi, Luciano Violante e Paola Concia, tra gli altri.
Li ringrazio». Fino alla lezione di Mattarella, che dopo aver difeso pubblicamente il ministro, ha ribadito con fermezza che non si deve mai mettere a tacere nessuno, tantomeno quando si tratta di un libro.
«La verità è che non volevano libertà di parola per sé, volevano sequestrare la mia»
Un intervento, quello presidenziale, di alto valore istituzionale, oltre che morale, per cui la Roccella ringrazia da Libero il presidente, augurandosi «che quei ragazzi ascoltino la sua lezione». Ragazzi che, ancora una volta, ricordando i ripetuti inviti al confronto democratico e al dialogo costruttivo rispediti al mittente con urla, strepiti e slogan, il ministro smaschera e mette in mora. Sgomberando il campo da faziose interpretazioni e riletture pretestuose arrivate da parlamentari e esponenti culturali, asserendo: «La verità è che non volevano libertà di parola per sé, volevano sequestrare la mia».
La Roccella zittisce Schlein e Saviano
Parole e la libertà di pronunciarle. Quelle negate al ministro, e quelle usate a sproposito. Ruota attorno a questo discrimine la riflessione odierna della Roccella che, tante di quelle sciorinate a ridosso dei fatti, se le sarebbe risparmiate volentieri. E tra delusione e indignazione, il ministro prima denuncia: «Scrittori e intellettuali sono stati un’altra delusione. Nessuno più di uno scrittore dovrebbe avere a cuore la libertà di parola… Trovo sorprendente che nessuno scrittore abbia levato la sua voce per difendere la libertà di espressione». Poi rimarca: «In compenso Saviano ha detto che la mia semplice presenza al Salone era provocatoria. Aggiungiamo anche quelli che hanno commentato e persino recensito il mio libro senza averlo letto…».
La cultura della sinistra si è ridotta al salottino di Zoro…
Parole, quelle della Roccella, che oggi – alla luce dei fatti – la portano a rilevare perplessa: «Bisogna liberarsi dall’“amichettismo” di Pd e compagni. Gli intellettuali di oggi sono i più omologati al mainstream. Dopo Torino, troppi politici si sono arrampicati sugli specchi per giustificare la censura. E, tra gli scrittori, un silenzio da amebe». Un fenomeno perennemente in corso, quello dell’amichettismo, su cui la Roccella argomenta a stretto giro: «Oggi nessuno scrive più una critica negativa, per i film o i romanzi italiani ci sono solo elogi. Ci si scambiano a vicenda recensioni, presentazioni e ospitate. Sembra di stare sempre nel salottino di Zoro, fra ex compagni di scuola che vanno negli stessi locali, nelle stesse trasmissioni, e usano un linguaggio condiviso. Un ambiente sempre più asfittico… una noia».
E denuncia l’odioso fenomeno dell'”amichettismo” del Pd
Una realtà, anzi: una «patologia – come la definisce il ministro – da cui oggi bisogna liberarsi», quella dell’“amichettismo” di sinistra, «come lo chiama Fulvio Abbate. Un sostituto minore delle enclave di potere culturale di un tempo», conclude la Roccella, tra disincanto e prospettive…