Saman, i periti: “Fu strozzata a mani nude o strangolata”. In aula i riscontri sulla “morte atroce”

8 Mag 2023 17:26 - di Greta Paolucci
Saman

Alla fine, dopo le supposizioni e i riscontri d’indagine, arriva la conferma degli esami che hanno svolto i periti nominati dalla Corte di assise di Reggio Emilia, Cristina Cattaneo e Biagio Eugenio Leone. E con la relazione preliminare medico legale e anatomopatologica, depositata in vista dell’udienza di venerdì, ora non ci sono più dubbi: Saman Abbas è morta «strozzata o strangolata». Un’omicidio punitivo – la 18enne pakistana è stata condanna a morte dai suoi genitori per essersi rifiutata di obbedire alle nozze combinate con un cugino residente in patria – organizzato ed eseguito la notte del 30 aprile 2021 a Novellara. Un delitto efferato, di cui la Procura di Reggio Emilia accusa cinque parenti: i genitori, lo zio e due cugini. È

Saman, l’esito della perizia: è stata strozzata o strangolata

La relazione parte dall’analisi dei resti ritrovati a novembre scorso in un casolare vicino alla casa dove Saman viveva. O per meglio dire: dove era tornata ad abitare dopo l’inganno ordito dai suoi e messo in atto con una telefonata trappola dalla madre Nazia Shaheen che, lo ricordiamo, risulta tuttora l’unico personaggio del clan Abbas latitante e introvabile. «Torna a casa o ci fai morire», supplicava con toni melodrammatici convincenti la donna, in un audio indirizzato alla figlia e diffuso in esclusiva da Quarto Grado.

La trappola mortale che la madre ha teso a Saman…

Parole e modi ingannevoli con cui invocava un ritorno a casa, a Novellara, con la promessa di una riappacificazione. «Fammi sentire una volta la tua voce, faremo come dici tu», ribadiva Nazia in un messaggio vocale il 19 dicembre 2020. Poi, come noto, quell’invito, mascherato da appello accorato di una madre, si sarebbe rivelato alla fine una trappola mortale per la figlia. E a morire, alla fine, sarebbe stata la povera Saman…

I periti porteranno la loro relazione preliminare in aula questo venerdì

Ora al processo, tutto il corollario di ipotesi e indizi, riscontri e prove, sta venendo alla luce. Raccolto in atti che rivolgono i capi d’imputazione alla famiglia della giovane uccisa. A partire dai genitori, appunto. E tra pochi giorni, per la prima volta nell’aula del tribunale, ciò che è emerso dall’autopsia sui resti di Saman Abbas potrà chiarire e ufficializzare quanto ipotizzato e sostenuto fin qui dagli inquirenti. Così, come scriveva la Gazzetta di Reggio due giorni fa, «la perizia conclusiva sarà discussa in aula il 15 giugno. Ma già venerdì la dottoressa Cristina Cattaneo, che guida il collegio dei consulenti nominati dalla Corte d’assise, sarà in tribunale a Reggio per aggiornare le parti. In quell’occasione la professoressa dovrà confermare che i resti sono quelli della diciottenne – circostanza già appurata da una serie di elementi –… E, soprattutto, fornire le prime considerazioni sulla modalità del delitto».

Saman, dopo l’identificazione del corpo, una prima certezza: è stata «una morte atroce»

Accertamenti lunghi e laboriosi, che sono partiti dalla certezza dell’identificazione della 18enne pakistana, grazie a un’anomalia dentaria riscontrata sul cadavere rinvenuto a Novellara. Come come sembra ormai certa la modalità omicidiaria e il fatto che, quella di Saman, è stata una morte «atroce». Come ha commentato già nei mesi scorsi l’avvocato Riziero Angeletti, parte civile nel procedimento con l’Unione delle Comunità islamiche in Italia. Un delitto con cui la famiglia ha inteso punire Saman per la sua “intemperanza”. Per quella sua voglia di libertà. Di vivere l’amore che nutriva per il suo fidanzato Saquib. Di poter scegliere, come “una italian girl” qualunque –che del resto era il nickname che la ragazza aveva scelto per sé sui social –. Il suo destino, e il compagno di vita con cui condividerlo.

L’anatomopatologa ha confermato che il corpo recuperato nel casolare presenta la rottura dell’osso ioide

Convinzioni che la 18enne pakistana ha portato avanti fino alla fine. Tanto che, come ha rivelato a suo tempo anche l’avvocato Barbara Iannuccelli che rappresenta l’associazione Penelope come parte civile al processo per l’omicidio della giovane, quando il corpo è stato ritrovato, «Saman aveva addosso i jeans sfilacciati da lei sul ginocchio per essere alla moda e la felpa. Vestiti che sembrano essere proprio quelli riconducibili al video che la riprendevano davanti a casa nelle sue ultime ore prima della scomparsa».

La rottura dell’osso ioide, situato alla radice della lingua

Intanto, mentre i periti delle parti, come ricorda sempre il quotidiano locale citato, «si sono confrontati con la anatomopatologa, che ha confermato che il corpo recuperato in strada Reatino presenta la rottura dell’osso ioide, situato alla radice della lingua. A livello della quarta vertebra cervicale, tra mandibola e cartilagine tiroidea della laringe. Nella regione anteriore del collo». Cosa che fa pensare che «la vittima sia stata strangolata».

Saman, quella terribile intercettazione del dialogo tra i suoi carnefici…

Analisi, riscontri e dettagli che fanno pensare, appunto, che «la vittima sia stata strangolata». Del resto, anche le ultime intercettazioni emerse dall’indagine andrebbero in quella direzione. Secondo le ultime rilevazioni effettuate sul cadavere, ritrovato il 18 novembre scorso vicino all’abitazione di famiglia, Saman è morta per strozzamento a mani nude. Come quella su un dialogo agghiacciante, avvenuto in carcere, tra lo zio della vittima e il cugino Ijaz, in cui quest’ultimo afferma: «Io le tenevo ferme le gambe, mentre Danish e l’altro cugino la soffocavano». Sarebbe stata uccisa così Saman Abbas, per stessa ammissione dei suoi carnefici, che ne parlano tra di loro in cella, mentre tacciono con gli inquirenti…

 

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