Scintille tra Forza Italia e Lega nel nome di Le Pen. FdI: «Così fate il gioco di Macron»
“Calma e gesso“. Chi ha dimestichezza con il biliardo conosce bene questa lapidaria regola che ogni giocatore osserva nei momenti più delicati della partita. “Calma e gesso” è quel che hanno raccomandato fonti di Fratelli d’Italia agli alleati di governo, sorprendentemente arrivati a duello nel nome di Marine Le Pen. Tutto nasce da una dichiarazione di Antonio Tajani («Forza Italia non ha niente a che fare con la signora Le Pen»), seguita da una piccata replica della Lega («siamo orgogliosamente amici e alleati di Marine LePen e Jordan Bardella, che oggi rappresentano il primo partito di Francia e, soprattutto, non insultano l’Italia, il suo governo e i suoi cittadini»).
Tajani: «FI non ha nulla a che fare con Le Pen»
Da qui l’esortazione di FdI a cessare questa piccola baruffa che però ha il torto di cadere in un momento di forte tensione con la Francia innescata dagli inqualificabili insulti del ministro francese Gérald Darmanin all’indirizzo del premier Giorgia Meloni. Una vera aggressione cui il governo italiano ha infatti reagito mostrando compattezza e compostezza. Ma tutto rischierebbe di risultare inutile se due alleati del peso di Lega e Forza Italia si mettessero a litigare sulle rispettive alleanze in campo europeo. Già, era proprio l’obiettivo che Darmanin si proponeva nel momento in cui ha definito di «estrema destra» il governo guidato dalla Meloni.
I salviniani: «Noi orgogliosi di essere suoi alleati»
In realtà non è così. E per due ordini di ragioni. Il primo: la coalizione che ha vinto le elezioni politiche dello scorso settembre in Italia è di centrodestra. Il secondo: Meloni è la leader dei Conservatori europei, famiglia politica difficilmente riconducibile a sigle estremiste. Certo, ognuno ha la propria storia e la propria identità, ma è da sempre che le alleanze si fanno tra diversi. E così anche a Strasburgo, dove c’è chi è alleato con Le Pen e chi no. Altrimenti saremmo tutti la stessa cosa in un solo partito. Bene ha fatto perciò Tajani a ribadire che «con Lega e FdI siamo uniti nel governo dell’Italia». Del resto, è proprio questo che dà fastidio a Darmanin.