Soumahoro vede negrieri dappertutto: e a una riunione dell’Onu sparla dell’Italia e delira su “politiche razziste”
Soumahoro trona a parlare e accusa l’Italia dall’estero
E così, come recita il celebre motto popolare, il bue dà del cornuto all’asino. E con l’arroganza dei tempi migliori – quella che ha avuto il suo apice il primo giorno di mandato parlamentare dell’ex sindacalista sui generis – discetta su immigrazione e diritti. Intercalando il discorso con accuse “fai da te”, che ora denunciano le «politiche razziste» all’attivo dell’esecutivo. Ora indirizzate alle destre che, a sua detta, legittimerebbero «fenomeni orrendi»… Poi, dopo la tirata socio-pedagogica finita in farsa, il super eroe caduto nella polvere di scandali e denunce, nell’oblio e nel silenzio, sguaina la spada dell’autocompiacimento con cui l’ex simbolo dell’altra faccia dell’immigrazione, prova a risollevare le sue sorti: quelle legate a un’immagine pubblica che indagini e testimonianze di suoi ex collaboratori hanno fatto a pezzi.
La filippica stralunata e le accuse al governo dell’eroe smascherato al summit “afro” a Ginevra
Soumahoro dice che «anche grazie» alla sua testimonianza «in Italia si è avviata una riflessione su quanto sta accadendo». Discetta a braccio su «razzismo». «Discriminazioni». «Disuguaglianze» subite qui da noi dagli immigrati. Compresi – omette acutamente di dire l’oratore infervorato – quelli che popolavano le fila degli ex lavoratori della Karibu e del Consorzio Aid, che ancora reclamano stipendi mai ricevuti dai suoi parenti. Accuse in libertà, quelle mosse dal parlamentare ivoriano contro il governo al cospetto dell’uditorio internazionale dell’Onu.
Ma dove è il razzismo nel difendere gli immigrati sfruttati da una cooperativa?
«Sono a Ginevra dove le Nazioni Unite hanno ospitato la prima riunione dei parlamentari afro-discendenti d’Europa», annuncia il vendicatore smascherato Aboubakar, che nella sua retorica e inappropriata arringa esordisce dicendo: «Sono a Ginevra dove le Nazioni Unite hanno ospitato la prima riunione dei parlamentari afro-discendenti d’Europa. Questo importante appuntamento ha come obiettivo quello di un’alleanza tra gli onorevoli europei per combattere diseguaglianze legate al colore della pelle».
Una filippica indigesta e inopportuna
Una filippica indigesta che Soumahoro dispensa con frecce (e frecciatine) spuntate e con cui, ancora una volta, abbandonata la tecnica del vittimismo, tenta ancora di nascondere sotto il tappeto e di ripulire in superficie il marcio che gravita intorno alla sua famiglia. Il tutto, usando il pannicello caldo della discriminazione razziale. Ma dove è il razzismo nel difendere gli immigrati sfruttati da una cooperativa?
Teorie e complotti: il delirio di Soumahoro
Sì, perché mentre Soumahoro parla – in nome degli italiani che ha scaricato dopo che lo scandalo che ha coinvolto la sua famiglia – «dei governi di destra. Che attraverso leggi sull’immigrazione stanno legittimando gli orrendi fenomeni di razzismo sociale e digitale». Mentre l’ex sindacalista dei braccianti twitta le sue giaculatorie su ipotetici messaggi relativi al fatto che, citiamo: «Le persone con la pelle nera, anche quelle nate in Italia e con background migratorio, non potranno mai essere italiane».
Quando Gramellini lo stroncò in due parole
E ancora. Nell’istante in cui arronza teorie e complotti «pochi giorni dopo che il ministro Lollobrigida ha parlato della minaccia di sostituzione etnica». Sottolineando sul punto che «italiani si nasce e italiani si diventa»… Proprio come lui è riuscito a diventare parlamentare degli italiani… è evidente che il parlamentare chiama in causa il razzismo – così come hanno fatto negli ultimi mesi intellettuali mainstrream, da Lerner a Zoro – ma il razzismo – come ha scritto Gramellini sul Corriere già nel gennaio scorso – non c’entra proprio un fico»…
Lo scandalo che ha travolto Soumahoro
E anche se nell’aula di Ginevra sembra di essere tornati indietro di due secoli. Ai tempi in cui i negrieri trattavano gli schiavi in Mississippi, è evidente che qui le distese di cotone e di tabacco non c’entrano. C’entrano, semmai, i campi dell’agro pontino, dove si dice che schiere di immigrati venissero trattati anche peggio. Solo che, in questo caso, il sospetto è che tra gli sfruttatori ci siano sua suocera e sua moglie, attualmente indagate…
rimandiamolo in Africa!!