Torino, bufera in Sala Rossa, l’ex partigiano tuona: via il crocifisso dall’Aula, è divisivo. FdI: inaccettabile

10 Mag 2023 12:38 - di Chiara Volpi
Crocifisso

“Quel crocifisso non c’ha da stare”… Nell’apparecchiare la sala che deve ospitare con tutti gli onori l’audizione del partigiano ultracentenario Bruno Segre, scoppia la bagarre tra i capigruppo riuniti in conferenza in Consiglio comunale. Un meeting eccezionalmente aperto al pubblico, proprio per discutere di una delibera che chiede la rimozione del simbolo religioso presente nella sede dell’assemblea cittadina. Al primo punto all’ordine del giorno risalta dunque la proposta dal capogruppo di Lista Civica per Torino, Silvio Viale, esponente dei Radicali, che chiede insistentemente di schiodarlo dalla parete dell’Aula.

Bagarre in Comune a Torino sul Crocifisso in Aula

Il primo a obiettare, naturalmente, è l’ospite d’onore della giornata. Che senza troppi preamboli diplomatici, e con fare autoritario, fa mettere a verbale:  «Chiedo la rimozione del crocefisso dalla Sala Rossa». Un diktat risuonato in sala sin dall’incipit del suo intervento, quello di Bruno Segre, ex partigiano di 104 anni e avvocato. Il quale, parlando con toni caustici e sentenziando in una sede ufficiale, ha poi proseguito nella sua “intemerata” sulla stessa linea: «In Italia e altri Paesi è radicata usanza esporlo in alcuni spazi di uffici pubblici – ha osservato l’ultracentenario –. Ma personalmente sono contrario all’affissione sia a scuola, sia in altri locali pubblici, ospedali, tribunali».

Crocifisso in Aula, l’ex partigiano ospite supporta la delibera che ne chiede la rimozione

Una ramanzina in puro stile ideologico, quella dell’ex partigiano in Consiglio Comunale, che dagli albori delle intese Stato-Chiesa – «uno Stato che ha tolto dal Concordato il concetto di religione di Stato deve tener conto che una simile cancellazione deve pur avere significato e risvolto pratico» ha “deliberato” l’ospite in Aula – . E fino agli ultimi colpi di coda di una crociata contro il crocifisso in corso ormai da anni, si è conclusa più bellicosamente di com’era cominciata.

Il diktat dell’ultracentenario: «È necessario rimuoverlo»

«È necessario rimuoverlo – è stato l’imperativo categorico di Segre –: è un odioso simbolo di potere e sopraffazione di una religione che si ritiene superiore alle altre per via dei suoi privilegi. Chiedo che venga tolto dalla Sala Rossa, che venga sostituito dalla bandiera italiana». Concorde, naturalmente, Viale. Per il quale «la Sala Rossa rappresenta la comunità dei cittadini che è plurima. E in rappresentanza di tutti, non solo di chi si riconosce nel Crocifisso».

La replica di FdI: «Inaccettabile sentir parlare di “odioso simbolo di potere”»

La temperatura, nella Sala Rossa, è incandescente. E le reazioni, come i tentativi di abbassare il livello di surriscaldamento, non tardano ad arrivare. Ma, per quanto forti nei contenuti, esposte comunque con modi e toni decisamente più calibrati rispetto alle enunciazioni a cui andavano a replicare. Così, in risposta agli esponenti di M5S, Sinistra ecologista e Radicali, ovviamente sulla stessa lunghezza d’onda di Segre e Viale, nel dibattito è intervenuto Giovanni Crosetto, capogruppo FdI.

«Il Crocifisso è un simbolo che rappresenta la storia e la cultura del nostro Paese»

Il quale, con toni fermi, argomentazioni di buon senso e imprescindibili richiami di matrice culturale, ha bollato come «inaccettabile sentir parlare di “odioso simbolo di potere”. Il crocifisso è un simbolo che rappresenta la storia e la cultura del nostro Paese. E la sua rimozione sarebbe un insulto alle nostre tradizioni e alle nostre radici».

La risposta alle parole di Segre: altro che simbolo di potere, «è un simbolo d’amore»

Anche Paola Ambrogio, consigliere comunale di FdI, in una nota ha osservato che «non è questione di essere cattolici, cristiani o altro. A nessuno può far paura il messaggio di un uomo sacrificato per quello in cui credeva». E sulla stessa linea si è posizionato anche il collega Enzo Liardo: «È un simbolo di amore». Un concetto ribadito sul finale della tenzone anche da Simone Fissolo dei Moderati. Il quale, “deviando” il suo attacco, non mette nel mirino Segre, ma sferra la stoccata finale su chi lo ha invitato. Rilanciando: «Dispiace che il consigliere Viale, privo di autorevolezza, dopo le sue urlate e le sue birre bevute in aula, abbia chiesto irrispettosamente all’avvocato Segre di intervenire in merito. Il Crocifisso non è un simbolo di divisione e di potere, ma di pace»…

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