Usigrai, l’ira dei giornalisti Rai che ora chiedono le dimissioni dei vertici del sindacato rosso
La telenovela dell’Usigrai, il sindacato rosso che dovrebbe rappresentare qualche migliaio di giornalisti Rai, i cui conti sono stati inopinatamente svuotati delle quote di iscrizione generando un ammanco che oscilla – per difetto – fra gli 80.000 e i 100.000 euro, si arricchisce di nuovi imbarazzanti particolari.
All’articolo del Secolo di ieri ha fatto seguito un’infuocata assemblea seminotturna durante la quale i sentimenti della platea, assonnata per l’ora tarda, oscillavano fra rabbia, frustrazione, incredulità e desiderio, umanamente comprensibile, di regolare i conti.
Non solo e non tanto per la sottrazione creativa di quel malloppo, quanto per i tempi del prelievo iniziato, parrebbe, nel 2020, cioè nel pieno della pandemia di Covid che stava infuriando.
Qual’è la differenza, si dirà? “Che in quel periodo – spiega uno dei colleghi – mentre Stampa Romana distribuiva ai colleghi in difficoltà il cosiddetto “Fondo di Solidarietà anti-Covid”, piccole donazioni da 250 euro a testa, in tutto 50-60.000 euro, qualcuno in Usigrai sottraeva soldi dalla cassa”.
Incalzato dai colleghi, l’attuale segretario Usigrai, Daniele Macheda, ha cercato di fronteggiare fino a tarda ora la raffica di domande che gli sono piovute addosso.
“L’ammanco è di 5 euro o di 100.000?”, è stato chiesto brutalmente. E lui, di rimando: “più di 5 euro”.
Altra domanda: “Come si è giustificato il presunto responsabile?” “Non si è giustificato”, ha replicato Macheda.
Poi ha spiegato che la scoperta dell’ammanco, sfociato nella querela di parte, è il frutto di primi rapidi controlli. Detto in altre parole meno digeribili dalla platea: potrebbe essere solo la punta di un gigantesco iceberg. Ma è tutto da verificare.
Quindi è toccato a Ezio Cerasi.
Segretario amministrativo di Usigrai – che, per Statuto, non ha revisori dei conti – Cerasi ha difeso, con parole toccanti, lo storico impiegato che ha offerto il petto al plotone di esecuzione prendendosi interamente la responsabilità dell’ammanco sulle sue spalle.
Un gesto eroico che rappresenta l’ultimo argine crollato il quale rischia di venire giù un mondo intero.
“Non è un ladro – ha scandito Cerasi parlando dell’impiegato che la magistratura romana dovrà ora sentire dopo la denuncia formalizzata in Procura. – I bilanci sono in ordine. Questi ammanchi lì hanno trovati nelle pieghe dei bilanci”.
Un giro di parole più criptico della stele di Rosetta.
Pochi credono davvero che l’impiegato, crocifisso in assemblea con tanto di nome e cognome, e considerato una persona più che perbene, sia il vero responsabile dell’ammanco.
Fra i corridoi Rai, dove notoriamente i pesci rossi diventano balene nei racconti che si arricchiscono di redazione in redazione, gira la favola pietosa di un ammanco per questioni, come dire, di cuore. Ma è una bufala, ovviamente.
L’assemblea si è conclusa fra i mugugni. La notte avrebbe anche potuto portare consiglio ma, in mattinata, le altre componenti sindacali – dopo averci dormito sopra – hanno deciso di sparare ad alzo zero chiedendo e pretendendo le dimissioni dei vertici Usigrai.
“Non era mai successo nella storia dell’Usigrai che la cassa del sindacato Rai fosse oggetto di una denuncia in Procura – ricorda Informazione Futuro con un appello ai sentimenti. – La cassa è il cuore dell’attività sindacale, la sede in cui finiscono le trattenute versate da ogni iscritto e la sede dalla quale partono le spese per esercitare l’azione di tutela e protezione di colleghe e colleghi”.
“In attesa che le indagini facciano il loro corso Informazione Futuro chiede ai vertici Usigrai di mettere a disposizione dei dirigenti eletti tutte le carte, gli atti, gli estratti conto e le note di carte di credito di questi ultimi tre anni il cui buco ammonterebbe a 100mila euro. Chiede anche di conoscere la destinazione delle spese”.
“Invita colleghe e colleghi a rinnovare nella piena trasparenza un patto di fiducia al sindacato chiamato a prove impegnative nella stagione aziendale che va ad aprirsi. Chiede anche un’assunzione di responsabilità dai vertici che apparentemente non si sono accorti di quanto stesse accadendo”. E, poi, la botta: “le dimissioni sarebbero un atto dovuto”.
“C’è forte preoccupazione tra gli iscritti Usigrai per quanto sta emergendo sulla vicenda dell’ammanco sui conti del sindacato – recita un comunicato di Pluralismo e Libertà, una delle componenti di minoranza di Usigrai. – Gli stessi iscritti non devono apprendere dai giornali la gravità e la complessità della situazione. Per questo continuiamo a chiedere che venga fatta la necessaria chiarezza, come abbiamo sempre fatto nelle sedi opportune, in ultimo nel corso dell’assemblea dei cdr di ieri, senza aver avuto risposte adeguate”.
“Il fatto che si sia attivata l’autorità giudiziaria non solleva – avverte Pluralismo e Libertà – chi ha gestito il sindacato in questi anni dal dovere di rispondere davanti agli iscritti, oltre che dal fornire tutti gli opportuni chiarimenti sulle modalità di controllo dei conti.
Auspichiamo che l’annunciata indagine interna produca in tempi rapidi i riscontri necessari per capire cosa è realmente successo”.
“Negli ultimi dieci anni il sindacato è stato gestito ininterrottamente dalla attuale maggioranza che si chiama Controcorrente e che si rifà a Di Trapani, diventato nel frattempo presidente della Federazione nazionale della Stampa”, ricorda un giornalista Rai.
Fino a qualche giorno fa il pattuglione della sinistra Usigrai randellava senza soluzione di continuità sul governo Meloni accusato delle peggiori nefandezze e di progettare un futuro foschissimo per la Rai. Ma da quando è venuta a galla l’incresciosa vicenda dell’ammanco è calato il silenzio.
“Impegnati come sono a controllare tutto e tutti, i colleghi Usigrai – li fucila il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri – si sono distratti nel controllo delle proprie risorse finanziarie. Peccato. Spero che chi ha commesso l’errore, se di errore si tratta e non di fatti di qualche rilevanza penale, rimetta a posto il maltolto”.
San Giuseppe, protettore dei lavoratori (anche quelli Rai) è stato celebrato da poco. Chissà che non riesca a fare il miracolo facendo riapparire, come per incanto, il malloppo?